Quanta rassegna stampa! / EINSTEIN E IO, il mio nuovo romanzo – EINSTEIN & ME, il mio nuovo monologo teatrale…sul Foglio, sul Venerdì, su Agi, su Repubblica, sul Giornale!

Ecco la rassegna stampa di EINSTEIN E IO (clicca), il mio romanzo, in libreria da giovedì 20 settembre 2018, e di EINSTEIN & ME (clicca), il mio nuovo monologo teatrale che ha l’anteprima domenica 23 settembre 2018 ore 21 al teatro Sala Umberto di Roma!

QUI IL TRAILER CON IL VIDEO DELLE FOTO DI SCENA!

-> Ecco la pagina che è uscita oggi (mercoledì 19 settembre 2018) sul quotidiano Il Romanista…bellissima, grazie! (sotto trascrivo il pezzo…che altrimenti non si legge)

-> Questo è il pezzo uscito su AGI – l’agenzia di stampa italiana CLICCA QUI!

-> Questa è l’intervista uscita su GQ, clicca qui!

“Gabriella Greison ha risposto a domande che nessuno si stava facendo sulla vita di Einstein, con una forma letteraria e soluzioni narrative degne di Hemingway e un gusto per l’essenzialità che l’avvicina a Simenon”

-> Questo è l’articolo uscito su StartUpItalia, clicca qui. E mercoledì farò una diretta facebook sul loro sito direttamente dalla sala prove del teatro Elfo Puccini, dove sono alla terza settimana di prove con in gruppo strepitoso, stiamo facendo un gran lavoro!

-> Su quotidiano Leggo del 20 settembre 2018, clicca qui!

 

-> Sul FOGLIO eccolo, clicca qui.

-> Su Repubblica, clicca qui!

.-> Sul Venerdì di Repubblica!

 

-> Su IL GIORNALE in edicola sabato 22 settembre 2018!

 

“Il libro e lo spettacolo tengono a daba le tendenze al revanscismo femminista per raccontare, semplicemente, una bella storia ricostruita con accurate ricerche” (da Il Giornale, articolo di spalla di Vittorio Macioce)

 

(continua nei post successivi…con Corriere della Sera, Messaggero e tanto altro CLICCA QUI)

 

Questa è l’anticipazione sull’allegato culturale di Repubblica Robinson di domenica 16 settembre 2018!

 

 

E questi altri link per la rassegna stampa corposa: clicca qui, clicca qui, clicca qui, clicca qui, clicca qui, clicca qui… e clicca qui e clicca qui…tanto altro nei post successivi nel mio sito!

 

In questo post racconto le prove al teatro Elfo Puccini di Milano, per arrivare all’ultima versione definitiva del monologo EINSTEIN & ME, clicca qui. E ci sono anche LE FOTO DI SCENA. Ora il monologo girerà l’Italia…

QUESTO IL CALENDARIO 2018/2019 DOVE TROVARMI in giro per teatri, piazze, festival…nella vita reale: CLICCA QUI!!!

E questo il link al reportage fotografico che verrà esposto nel foyer del teatro la sera dell’anteprima, l’ho caricato sul mio canale youtube: clicca qui.

In questo post racconto in maniera più dettagliata il romanzo EINSTEIN E IO, clicca qui.

Questo è il trailer, clicca qui.

 

“EINSTEIN & ME” di e con Gabriela Greison regia Cinzia Spanò (con l’amichevole partecipazione di Giancarlo Giannininella voce di Albert Einstein nei passaggi più avvincenti) luci Giuliano Almerighi, video Andrea Finizio, scene Saverio Assumma de Vita, assistente regia Martina Maffezzini foto Marina Alessi produzione Oti.

 

Qui sono io la prima copia del libro in mano!

 

 

 

Questo il link al calendario completo della mia stagione in giro con la fisica e i fisici del XX secolo, clicca qui!

 

 

Pezzo sul Foglio

Einstein & me. La seconda vita di Mileva Maric

di Gabriella Greison

Vera Rubin, una delle più grandi scienziate contemporanee, disse: “La storia delle donne nella scienza non è stata ancora scritta. Perché le donne non hanno ancora imparato ad apprezzare le loro lotte, non sanno festeggiare la loro forza, e quindi comprendere il loro dolore”. Io di questa frase ho fatto un prezioso insegnamento. E mi sono fatta accompagnare da lei nel mio nuovo lavoro. Sono partita da un’idea. Quando guardo al cinema i grandi film americani tipo Divergent, o Hunger Games, vedo sempre che le donne arrivano e salvano il mondo. Quando guardo i cartoni animati della Disney, trovo che quelli della mia generazione si sono abituati da un pezzo al fatto che le principesse non sono più quelle di una volta: non restano in attesa del principe azzurro che le salvi con un bacio o che gli misuri la scarpetta giusta; le principesse si prendono quello che vogliono, lottando, ribellandosi. E ancora: vi assicuro che nei miei romanzi di formazione non trovo traccia di donne che se ne stanno a casa a curare i malati, a dare la vita, a occuparsi dei morti, a piangere. Come avveniva nei romanzi che leggevano le generazioni precedenti alla mia.

Io sono cresciuta guardando Star Trek e Guerre Stellari (e faccio ancora entrambe le cose). Una delle cose che mi hanno insegnato queste due magnifiche saghe fantascientifiche è che le donne combattono contro le ingiustizie al pari degli uomini e al pari di tutti gli altri (animali, extraterrestri, nuove specie viventi). Da Uhura a Rey, donne strepitose, che non si travestono certo da uomini per rivendicare la propria libertà. Che non si lagnano. Il fine ultimo è salvare il mondo, e non si perdono in distinzioni inutili tra razza, sesso, età, origini, religioni, specie. Cioè, il bello sta proprio in questo: non si fa proprio caso al fatto che ci siano queste differenze.

È arrivato allora il momento di capire quale è stato il percorso delle donne nella fisica, quelle donne che hanno permesso a me, e alle future comandanti Uhura, di stare bene in questo mondo. O, almeno, di sapere da che parte stare per vivere bene domani.

Per questo ho approfondito una delle donne che non è stata capita dai libri e dai racconti che sono stati fatti finora. Mileva Maric, la prima moglie di Albert Einstein, fisica anche lei. E ho raccontato la sua mentalità scientifica in chiave attuale. Riconoscendo ad Einstein tutti i meriti e i successi, e anche il fatto di averla trovata e amata. E al contempo traccio il racconto della vita del grande genio, così come è risultata importante per me, che sono fisica e sono cresciuta con le sue scoperte. Perché Mileva non è stata affatto la donna che sa curare il focolare e sa accudire figli o malati, lei ha avuto prima delle altre la testa per viaggiare, per vivere di sogni, per ‘rimanere bambini per tutta la vita’ come diceva Einstein. E io mi sono immedesimata in lei, e le ho dato una seconda vita. Perché il finale, della sua di vita, non va più bene oggi. Per questo non poteva finire così. Con lei che diventava pazza e morta lì. Non è vero, non è stato così. Non ci credo. Le voci che erano state messe in giro (soprattutto dalla madre di Einstein, Pauline, legata più di tutte al concetto di donna casalinga vecchio stampo) erano tremende. Mileva era stata considerata affetta da disturbi sotto forma di intolleranza alla disciplina familiare. Il pretesto della pazzia, per colpire le donne ribelli. La letteratura oggi è piena di questi casi. E Mileva è stata una di questi. Ma ancora nessuno lo ha detto.

Oggi Mileva vivrà una seconda vita, quella che parte da quando ha lasciato Albert e se ne è tornata a Zurigo. Quella in cui torna ad essere figa, così come lo è stata negli anni in cui frequentava il Politecnico e ha conosciuto Einstein tra i banchi, durante le lezioni di fisica del professore Weber. Il temutissimo professor Weber, lo stesso che le renderà la strada della carriera scientifica molto dura. E chi di noi non ha avuto una persona così ad intralciarci il sentiero? Ma noi oggi viviamo l’oggi, e nessuna strada ci è preclusa. Per questo Mileva può diventare me, e io sono il suo proseguimento. Io, fisica dei giorni nostri, che pubblico romanzi, che porto a teatro i miei monologhi, che mi esprimo con la scrittura e la recitazione, dittatrice dei miei sogni. Quello che doveva essere pure lei. E che lo saranno tutte dopo di me.

 

 

 

Pezzo sul Romanista

La chiave è Mileva

di Gabriella Greison

(in edicola di mercoledì 19 settembre 2018)

Berna, al civico 49 di Kramgasse il vento entra dalle finestre e fa spostare le tende. Lo fa delicatamente. Anche dalla strada, una strada sotto i portici nel centro della città, si vedono i lampadari maestosi posti al centro delle stanze, con le rifiniture in ottone e le gemme appese. Il palazzo pare essere rimasto indietro negli anni. Anni di inizio secolo, scorso. Primi del 1900, quando Albert Einstein ci viveva dentro insieme a sua moglie Mileva Maric. Più di cento anni fa, eppure qui tutti sembrano non voler far passare il tempo.

Nessun upgrade, non un download, niente che porti a vivere l’attualità. Ti fanno entrare nella casa del più grande genio mai esistito e sei costretto a vivere esattamente come ai suoi giorni. I centrini, la moquette, i fiori finti. Il mio reportage a Berna, e poi a Zurigo, è iniziato così. Per oltre un anno sono andata avanti e indietro in Svizzera alla ricerca di qualcosa che già non era stato raccontato su Einstein, e alla fine l’ho trovata. Con i professori del Politecnico di Zurigo e con i suoi biografi mi sono confrontata. E ho trovato la chiave: la prima moglie di Einstein, Mileva Maric. Lei è stata la svolta, lei (tra le sue due mogli) è quella più interessante: innanzitutto perché era fisica, e poi perché nel periodo di vita insieme (quasi vent’anni) Einstein non era ancora Einstein, e capire come lo è diventato è stata la cosa più bella di questo mio lavoro.

Ho seguito l’esplosione di Einstein come scienziato, fin dai tempi delle lezioni al Politecnico di Zurigo, dove ha conosciuto Mileva tra i banchi di scuola, e mi sono messa nei suoi panni. Di Mileva. Io sono fisica, come lo era lei, e sono grata ad Einstein per le sue scoperte, come fisica, e quindi tutto poteva essere fatto. Ho scritto così il mio nuovo romanzo (“Einstein e io” edito da Salani, in tutte le librerie dal 20 settembre 2018), e il mio nuovo monologo teatrale “Einstein & me” che avrà una data secca per l’anteprima nazionale, il 23 settembre 2018, ore 21, al teatro Sala Umberto di Roma (biglietti su ticketone). I due erano iscritti insieme al Politecnico, lei era tra le prime donne a frequentare una facoltà scientifica, e la sua era una mentalità scientifica arguta e brillante. L’idea che ho seguito, è stata quella che mi ha fatto muovere nei primi anni di carriera universitaria. E così sono stata costretta a rivedere la loro storia in chiave attuale. Il mio non è un racconto d’amore, non mi interessa quello, non è neanche una storia dove si fanno rivendicazioni di Mileva su questa o quella teoria, mi importa poco pure questo, il mio è un modo diverso di raccontare Einstein, partendo da un punto di vista che solo oggi si può avere.

Tutti i biografi di Einstein sono stati uomini, e loro ci hanno dato un’immagine di Einstein magnifica, impeccabile: però quando poi era il momento di dire qualcosa di Mileva, la si faceva passare sempre per una delle ‘piccole donne’ che sanno curare il focolare e si dedicano alla famiglia come prima missione nella vita. Ma lei non è stata affatto questo. E solo oggi si possono raccontare veramente donne come lei, oggi che la nostra società ci sta rimandando immagini di figure femminili toste, nella scienza, ovunque nel mondo. Essere secchione oggi è bello. Gli stereotipi sono stati abbattuti. E i bambini lo hanno capito prima di tutti: il loro personaggio preferito non è Harry Potter ma Hermione; Hermione è la ragazzina secchiona che non fa nulla per nasconderlo, ogni cosa che ha lei se lo è guadagnato, non come il principino che ha i poteri che gli sono caduti dall’alto. Alla stessa maniera, nella serie tv “The Big Bang Theory” il personaggio più amato dal pubblico, secondo un sondaggio, è Amy Farah Fowler. Amy, la donna di Sheldon con una testa scientifica grande come la sua. Prima era difficile raccontare queste donne, infatti non lo si faceva. E si cadeva in un attimo nel far rientrare tutte nell’antica rappresentazione delle donne dedite alla cura dei malati e che sanno fare le pulizie di casa. Per questo, oggi, la mia esigenza è stata fare questo racconto, in un romanzo e in un monologo. E come Mileva ha amato Einstein per quello che era, anche io lo sono. E sarà difficile per voi non esserlo.

 

 

 

 

 

 

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