Una giornata seguendo le tracce di Rita Levi Montalcini
Entriamo nella testa di un nobel…e che testa! Quella di Rita Levi Montalcini*. Che, nonostante i 103 anni appena compiuti, è piena di curiosità. Dall’aggiornamento sugli studi di ricerca, all’amore per le piante e per i quadri della sorella Paola. L’abbiamo seguita nella sua giornata-tipo e, «frugando», abbiamo scovato anche due, innocenti, vezzi…
Alle 9 del mattino, riunione: i suoi più stretti collaboratori dell’Ebri la raggiungono a casa per aggiornarla su tutti i passi in avanti che fanno i ricercatori del suo gruppo. Argomento che ha sempre in testa, e su cui dà consigli: la ricerca sull’Nfg, la sigla della proteina che stimola la crescita delle cellule nervose, che le è valso il Nobel nell’86. Riesce sempre a stare dietro ad uno studio sulle malattie neurovegetative, cominciato da lei più di mezzo secolo fa, e tutt’ora in corso. Ad esempio, nel suo gruppo stanno cercando di capire come l’espressione di geni e proteine coordini l’attività elettrica dei circuiti nella corteccia nervosa, responsabili di memoria e apprendimento, a livello molecolare e cellulare; altri analizzano il morbo di Alzheimer, altri ancora seguono gli eventi molecolari che si svolgono nell’ippocampo; e lei, la Montalcini, ancora chiede, fa domande, dà consigli a tutti.
Ha sempre coltivato i rapporti umani, «come compensazione alla sua scarsa propensione nel guardare la Tv o ascoltare musica, al massimo si concede i classici, Bach e Beethoven», raccontano i vicini di casa. In casa le piace essere circondata dai quadri della sorella gemella Paola («in particolare, uno in anticamera: un suo ritratto fatto subito dopo la Seconda guerra mondiale»). Lo studio è la stanza preferita, il pavimento del terrazzo il dettaglio che ama di più, per via di un mosaico che rappresenta una camera a bolle con la traiettoria delle particelle cariche che incontrano ioni positivi e negativi. Ha passione per i fiori: rose bianche e gialle, azalee, iris, orchidee, ciclamini, stelle di natale, bouganville. Che innaffia e accarezza ogni giorno.
questo articolo è sorprendente,brava
penso che dev'essere stato emozionante arrivare fino a suonare il citofono di casa sua