Il caso del bambino impiccato (per Vanity Fair in edicola). I giornali hanno affrettato i titoli, i politici le dichiarazioni, e la gente i cortei

“Andrea non era gay. Punto”. Ripete queste parole, il nonno del ragazzino di 15 anni che si è impiccato, appendendosi alla scala di casa, con una sciarpa alla gola. E’ successo martedì 20 novembre, ma le notizie che si leggono sui media, sull’identità sessuale di Andrea, continuano ad essere fuorvianti. “Notizie sbagliate, prive di fondamento”. E’ sempre il nonno, un uomo sulla settantina, poca barba. Anche lui ha seguito il funerale, nella chiesa di piazza del Verano, venerdì scorso. “Aveva una fidanzatina, e io lo sapevo bene, si confidava con me: a volte non era ricambiato nei suoi slanci sentimentali, tutti qui”. Mentre si consumava la cerimonia, straziante, commovente, con i compagni di classe – seconda A del liceo scientifico Cavour di Roma – che prima hanno portato in spalla la bara e poi sono rimasti in cerchio dietro all’altare, fuori, in strada, c’era lo zio di Andrea. Un po’ appartato, ha confidato questo: “Sui giornali sono uscite scemenze: è questo che fa stare male tutti noi, due volte. Non era vero che metteva lo smalto rosa, così, per vezzo. Semplicemente, si mangiava sempre le unghie, e quello era smalto per non mangiarsi le unghie, uno di quelli curativi. Non era vero che gli piaceva quel profilo di Facebook in cui era vestito di rosa, con una parrucca da donna, e truccato: l’account era stato creato da uno sconosciuto, infatti proveniva da un indirizzo ip diverso dai computer di casa. Lì, in quella foto, era vestito da carnevale: lui non aveva pantaloni rosa di cui andava matto. Questa è una storia di diffamazione, e di stalking. A cui si aggiungono le falsità uscite sui giornali. E’ bastato sapere che cantava nel coro, in un gruppo per la maggior parte femminile, per dire che era gay?”. Il dolore della madre, è sotto gli occhi di tutti. Una signora magra, capelli corti, tirati dritti sulla fronte, gli occhiali hanno una montatura grossa. E’ lei la prima a sentirsi offesa, dice di cercare vendetta, per tutte le cose scritte sul figlio. “Non era gay, altrimenti me lo avrebbe detto”, ripete. Allora, le chiediamo il perché di questo gesto folle, e lei risponde: “Era sensibile, non ha retto il colpo”.

Dunque, c’è anche altro da capire. Il colpo, come dice la madre, è da ricercarsi da altre parti. A parlare, adesso, è il vicino di casa: “Era vittima di comportamenti di bullismo, e lui era un ragazzo molto introverso e timido, fingeva che non gl’importasse niente, ma poi a casa ci soffriva. Lui,le prepotenze e le aggressioni  verbali che si sentono nella sua scuola, mica sapeva gestirli, non aveva le stesse armi per rispondere. Lui era uno che leggeva, che stava in casa per ore, mentre gli altri erano in cortile a giocare”. E parlando con i ragazzi a lui più vicini, li stessi che hanno letto messaggi da buco allo stomaco al suo funerale, si arriva ad un’altra conclusione. Dice un compagno di classe: “Questa è una scuola particolare, molti vengono da fuori Roma: Settecamini, e paesi limitrofi. La preside qui è nuova, prima c’era un altro dirigente, e il rigore era decisamente più forte. Le prese in giro, sull’identità sessuale di Andrea stavano diventando insopportabili, soprattutto perché una volta, a farle, è stato pure un insegnante”. Mentre un’altra compagna dice pure questo: “I problemi Andrea doveva gestirli anche a casa, i genitori sono separati”. Ora, in questa ricostruzione, gli elementi sono più chiari. Ma è stata aperta un’inchiesta. E a parlare, da adesso in poi, saranno solo gli organi competenti.

E’ su Vanity Fair in edicola

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Comments (3)

  • Grazie per il suo post. E’ il momento giusto questo per tentare di rimediare a quel mattatoio mediatico che si è scatentato nei primi giorni dopo la morte di Andrea Spezzacatena.

    Un cumulo di presunzioni, bugie, odio immotivato, condanne generiche, senza la minima certezza, senza verificarne la verità.

    Segnalo anche questo post, che è uscito il 26 novembre, che ho molto apprezzato per equilibrio, passione e verità.

    http://incompiutezza.wordpress.com/2012/11/26/andrea-dietro-il-suicidio-tanta-violenza/

    Spero che lo ripubblici anche lei sulla sua bellissima pagina internet.

    Grazie di esistere.

    Laura, una madre di uno studente del Liceo Cavour di Roma

    laura
    Rispondi
    • Grazie signora Laura, per la sua lettera.
      Purtroppo, per capire situazioni come quelle che si sono create intorno al povero Andrea, c’è bisogno si fermare il tempo, di riflettere, di guardare la gente e i fatti per quello che sono. E non tutti hanno la voglia, la pazienza, l’onestà, la capacità di farlo.
      Pubblicherò questo sua risposta anche sul mio blog sul sito Cadoinpiedi.it, nella speranza che venga letta da più persone possibili.
      Per ogni altra cosa, non esiti a contattarmi.
      gabriella

      gabriella
      Rispondi
  • Lei non pensa al fatto più evidente.

    Che non è necessario essere gay per essere “insultati” come tali.
    Non è necessario dichiararsi omosessuali per sentirsi dire “frocio di merda”.

    L’essere gay non sta nella vittima ma nell’occhio dell’aggressore.

    Quando diamo del “frocio” a uno perchè col motorino ci taglia la strada stiamo pensando al suo orintamento sessuale o vogliamo “solo” offenderlo?

    Pensi a quando si dà della “puttana” a una donna.
    Forse che l’offesa vale solo se la donna è davvero una prostituta?

    Finché c’è chi pensa che dare del gay a qualcuno sia offensivo e lo usa come strumento per prendere in giro, discriminare, ferire e offendere allora la nostra società è e rimane omofoba.

    Anche nel caso di Andrea che gay non era, perchè il suo orientamento sessuale è irrilevante.

    Anche se Andrea non era gay per insultarlo gli davano del gay, scrivevano sui muri che era frocio. E lo smalto lo portava veramente, a detta della madre secondo Repubblica.
    Anche se Andrea non era gay.
    E allora se un etero non può portare lo smalto senza essere ritenuto gay e per questo preso in giro non è forse vittima di omofobia?

    Ogni volta che ci chiediamo di qualcuno se è omosessuale in base a un suo comportamento o aspetto che noi riteniamo “fuori norma”, come nel caso di Andrea, siamo omofobi e omofobe.

    Così quando si tralascia che il bullismo è sempre anche bullismo omofobico (si usa sempre la parola frocio per offendere chiunque, non solamente i gay) si sta compiendo il più grave atto di omofobia perchè si pensa che l’omofobia riguardi solo le persone gay e non l’uso negativo che si fa di questa categoria per offendere chiuqnue anche Andrea che gay non era.

    Quando lei ha saputo che Andrea pur non essendo gay veniva additato lo stesso come per essere offeso quando cioè chi lo vessava lo faceva non epnsando “quello è gay, ora lo prendo in giro”, ma “quello msi ta antipatico ora gli do del frocio” e lei non ci vede omofobia, ecco lei compie una discriminazione omofobica.
    Perchè Andrea è vittima dell’omofobia anche se gay non era.

    E poi cosa c’è di male nel dire che Andrea era gay? Essere omosessuali dovrebbe essere una cosa irrilevante, nè giusta nè sbagliata proprio come l’eterosessualità.
    A meno che qualcuno non la pensi diversamente come la madre stessa, che crede che chi ha detto che Adnrea fosse gay lo ha diffamato.

    A meno che qualcuno non dica che siccome andrea gay non era non si tratta di omofobia. Che l’omofobia c’è solo quando si vessano i froci e non quando si usa la parola frocio per offendere.

    Ecco questo involontario pensiero omofobico proprio perchè fatto in buona fede, mi rattrista ancora di più.

    Rispondi

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