Buenos Aires, bella, bellissima, ma in crisi piena

Non so se pericolosa, ma certamente lontana. Il primo approccio che hai con Buenos Aires – ci sono stata durante queste vacanze invernali (per loro, estive) – è con i tassisti che ti accompagnano in centro dall’aeroporto. E tutti – tutti – ti ripetono la stessa cosa: attenzione, è pericolosa, dopo le 6 de la tarde non girate a piedi per la città. Il fatto è che, di recente, il governo ha diffuso una mappa dei siti peligrosi, e anche i loro navigatori (se aggiornati) hanno la mappatura di queste strade (sono colorate di viola, a differenza di quelle normali che sono verdi), e quindi tutti sanno bene dove svoltare o meno. Io non ho mai avuto problemi, ma mi sono accorta che tutti i negozianti sono all’erta, anche per via dei piccoli furti che stanno sempre di più proliferando in tutti i quartieri. In internet, gira una mappa interattiva che indica i punti della città più a rischio. La mappa è fatta dai cittadini che sono stati vittime o testimoni di crimini, affinché la gente sia messa al corrente su ciò che succede o può succedere, e così prevenire nuovi casi, ma in realtà il buon senso è l’unica vera precauzione efficace.

L’insicurezza, però, non è provocata solo dai piccoli crimini. Il vero pericolo in questo paese è costituito dall’inadeguatezza, dall’incapacità, dalla superficialità, con cui si affrontano certe circostanze, generando situazioni letteralmente assurde. Lo stato deplorevole delle strade e dei marciapiedi provoca incidenti continui. La spazzatura è un attentato all’igiene, aggravata da una quantità di cani randagi che la disperdono ovunque: se hai la basura da gettare, nel centralissimo quartiere Palermo, devi semplicemente depositarla a bordo di un marciapiede e sperare che passi in giornata una camionetta a caricarla (non esistono ancora ovunque i cassonetti!). Inoltre, a Buenos Aires le inondazioni e i black out, frequenti a causa della crisi energetica, paralizzano spesso la città.

In questo, Buenos Aires è lontana. Ma è anche lontana nel tempo. A volte, in quei giorni, mi sembrava di rivedere, in tantissime cose, i nostri anni 70. A cominciare dalla automobili, dalle pubblicità in televisione, dai poster nelle strade, per arrivare alle lamentele delle donne, e alla ripetizione all’infinito delle cose e dei problemi, nelle loro discussioni.

In una capitale che cambia moltissimo a seconda dei quartieri – si va dalla Recoleta, zona residenziale dei ricchi, dove sembra di stare a New York, al Boca, quartiere operaio, dominato dallo stadio, sia architettonicamente che simbolicamente, a San Telmo, che si porta dietro la storia argentina più recente – anche all’occhio superficiale del turista sono tangibili le crisi economiche e sociali degli ultimi anni. La questione del cambio è una di quelle cose che rende il turista insofferente. Accade persino che banconote ritirate a un insospettabile bancomat dell’aereoporto si rivelino false. La rabbia sociale, però, mostra il suo volto di vitalità. La povertà si mescola con l’orgoglio. Con la voglia di andare avanti. Protestare, reagire, farsi sentire: Buenos Aires significa musica a ogni angolo di strada, caffè sempre pieni di gente, orde di folla riversate per le strade del centro più commerciale e per i mercatini domenicali, ma anche, e soprattutto, manifestazioni. E questo le regala tanta luce, e un futuro immenso.

Ma girando per Buenos Aires si è colti da curiosità, passione, calore, storia. Le strade sono un via vai frenetico dove si mescolano passi di tango, paseaperros che portano venti cani alla volta facendo invidia a ogni altro dog-sitter nel mondo, cartoneros a caccia di carta da rivendere, murales sempre più numerosi, portenos che vogliono indicarti la strada. Ogni barrio racchiude un mondo a sé, eppure tutti sono legati da un’armonia e una bellezza melanconica. Come il sentimento dei migranti.

È su Cadoinpiedi.it

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Comments (4)

  • Qualcuno le ha detto che in gennaio alle “6 de la tarde” a Buenos Aires c’è un sole che spacca le pietre?
    O forse crede che anche lì, come nell’emisfero settentrionale, il sole sia già tramontato?
    Ho l’impressione che il suo articolo sia stato scritto dal salotto di casa, in pieno inverno, altro che estate.
    Buenos Aires e l’Argentina sono tutt’altra cosa!

    Piergiorgio
    Rispondi
    • E cosa significa questo suo commento?! In cosa ha approfondito il mio post? Ah, era tanto per scrivere qualcosa…

      gabriella
      Rispondi
  • Tanto per scrivere qualcosa, le dico che sono stato a Buenos Aires quando davvero alle 6 de la tarde è buio (ergo, secondo il suo ragionamento, ci si dovrebbe chiudere in casa/hotel temendo di rimanere vittima di chissà quale atroce crimine…) e non ho avvertito alcun pericolo. Soprattutto nessuno (tassisti compreso) mi ha mai detto che ci fossero zone pericolose o che fosse necessario adottare particolari precauzioni. Questo è quanto. La gente, poi, si è dimostrata gentile e cordiale come nelle numerose altre località del paese che ho avuto la fortuna di visitare.

    Piergiorgio
    Rispondi
    • E allora? Non capisco…la sua è una difesa alla città di Buenos Aires? Boh…a che serve? Io ho riportato la mia esperienza, recente. Tutto qui.

      gabriella
      Rispondi

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