E ora Gainsbourg accoglierà tutti alla metro di Lilas
La notizia che nessuno ha ancora commentato è questa: a Parigi, finalmente, una stazione della metro avrà il nome di Serge Gainsbourg. Non una qualsiasi: ma la fermata di Lilas. Quella che viene cantata nella sua canzone più bella (Le Poinconneurs de Lilas, è la mia preferita) e che rappresenta esattamente tutta la sua vita. Il progetto è appena stato approvato, e rientra nel quadro dei rinnovamenti voluti da Hollande, con 6 stazioni nuove, e altre cosette di questo genere. Attualmente, la fermata si chiama Mairie del Lilas, e a breve cambieranno la scritta con una grande festa. Beh, non proprio a breve, perché si dice entro il 2019, però sarà fatto. “Le Poinconneur del Lilas” è uno dei grandi successi del genio di Gainsbourg, uscita nell’album “Du Chant à la une!” (del 1958), e ora verrà cantata da tutti ancora più forte. Una formidabile soddisfazione, oltre ai giardini, inaugurati nel 2010, che hanno preso il suo nome, e una prossima statua di bronzo, che la stessa Jane Birkin ha detto di voler provvedere a seguire i lavori. E’ la prima volta che in Francia si dedichi una fermata di metro ad un artista: è stato fatto per Victor Hugo, per Emile Zola, per Alexandre Dumas, per Diderot e Voltaire. E, da noi, naturalmente, è impensabile che accada mai.
Soprattutto, per uno come lui. Eccessivo, fuori dagli schemi, iperbolico. Gainsbourg nasce a Parigi nel 1928, e muore nel 1991, eroso dall’alcol e dagli abusi. E’ un musicista, un compositore, un uomo disperato, un autolesionista, è libero da tutti i modi di fare comuni, un artista maledetto, un grande seduttore. L’ho conosciuto quando un’estate di tantissimi anni fa mi fermai distrattamente a guardare un video, che si trova facilmente su youtube. Una prima serata in un programma francese di fine anni 80, che poteva essere il nostro Fantastico del sabato sera: lui era l’ospite di punta, e arriva sul palco ubriaco fradicio. Il presentatore, che poteva essere il nostro Pippo Baudo, non sapeva come gestirlo: lui alternava sigarette Gitanes a Gouloises, rigorosamente senza filtro. E diceva tutto quello che gli passava per la testa. Poi, cantava. E quando cantava, incantava chiunque. Iniziai a seguirlo, a cercare i suoi cofanetti con tutto il suo repertorio, e iniziai a tradurre i testi delle sue canzoni. Pensando al Novecento che se ne stava per andare via, mi sembrava di avere tra le mani i versi dei poeti maledetti, quei cantori che, come Baudelaire e Verlaine, hanno saputo radiografare il disagio e la trasformazione di una società malata e contraddittoria. Accostare le atmosfere dei “Fiori del male” baudelairiani a quelle del canzoniere di Serge (più di trecento canzoni tra edite e inedite) non mi sembra azzardato. Anzi, è ancora una volta una dimostrazione che le contraddizioni, il dolore e la ricerca dell’essere, viaggiano sul filo della memoria. Nelle composizioni del cantautore francese i registri cambiano, anche se una patina di anidride solforosa le avvolge: la solitudine del “Poinçonneur des Lilas” (è nella prefazione del mio libro), l’amplesso della scandalosa “Je t’aime…moi non plus”, gli amori morti della “Chanson de Prevert”, la coppia stilosa e complice di “Bonnie et Clyde” o il legame tra padre e figlia di “Lemon incest” sono alcuni tasselli che completano l’opera vasta di artista che ha saputo esprimersi anche con la pittura e dietro la macchina da presa. Nel 78 in Jamaica compose, insieme a Peter Tosch, una versione reggae della Marsigliese, e fece nascere un putiferio colossale in Francia: per questo, nel suo paese, il suo personaggio è vivo più che mai, e divide ancora oggi l’opinione pubblica. Gainsbourg, restando fuori dalla mischia, ha un canzoniere che con il tempo è diventato impeccabile osservatorio di un’epoca e del clima di una società: davanti alla quale lui si è sempre posto con il solito atteggiamento di strafottenza. “Sono un ladruncolo, un gran falsario, un depresso forsennato, fiero, maldestro e violento”, è l’epigrafe di trent’anni di carriera. E ora in quella fermata della metro di Parigi, ci sarà tutto questo. Cin cin!
E’ su Cadoinpiedi.it, il blog degli autori di Chiarelettere
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