Sentenza Berlusconi: “Condannato!”. Le reazioni a piazza Cavour, sede della Cassazione
Piazza Cavour di Roma, sede della Corte suprema di Cassazione. Si brinda con spumante, e bicchieri di carta. La sentenza sul Processo Berlusconi è stata appena emessa. Grida di evviva, qualcuno intona cori da stadio, altri sventolano bandiere. Eppure, per le sette ore precedenti, sembrava si stesse aspettando la morte del Papa. Tutti pensavano di essere nel posto giusto, al momento giusto. In centinaia. E l’evento poi è arrivato. C’è quello che ripiega il suo striscione, inneggiante a Silvio e alla nuova Forza Italia. C’è quello che litiga, arriva quasi alle mani, e ripete frasi senza senso: toghe rosse, è innocente, vergogna. “Evviva, finalmente è stato messo il sigillo, è colpevole, il rinvio è solo per l’interdizione”, urla delirante di gioia una signora sui cinquanta, la prima che ha capito la sentenza. Secondo piano, aula Brancaccio. Scendono i cronisti – più di 90 i media accreditati, da tutto il mondo – che hanno assistito alla sentenza. Vengono accerchiati dalle persone, che vogliono i dettagli. Qui, l’impressione è netta: chiunque ha deciso di arrivare in questa piazza, vuole capire meglio da solo, e trarre le proprie conclusione, la propria verità. “Ormai non valgono più le dichiarazioni dei politici dei vari schieramenti, quando si tratta di Berlusconi, è pura propaganda”, dice la signora con il vestito a rose. “Una sentenza di questo tipo, deve far riflettere anche altri”, dice l’uomo con la cravatta di seta viola. Intanto, si sentono le trombette in sottofondo. I 36 gradi termici non sono più un problema per nessuno, all’improvviso. Sulle panchine ci sono dei ragazzi in piedi, intonano canti. I giudici che in camera di consiglio hanno deciso il verdetto, non si vedono. “A mezzanotte, uscite a mezzanotte”, gli urlano tre ragazzi, come fossero allo stadio, poco inclini al dialogo. Il ragazzo con il poster di Berlusconi, e con scritto “Colpevole per la giustizia, assolto per la politica” , è il più fotografato. Qualcuno sta riscuotendo i soldi, delle scommesse nate per caso: un gruzzoletto di venti euro, il più corposo. La signora bassa, sui settanta, è quella che urla più di tutti: “Ora sparisci!”. Anche un signore col bastone, incalza: “Dopo 7 anni di processo, finalmente si vergogni”. Pure un ragazzino, forse teen ager, vuole dire la sua: “Corte d’assise e corte d’appello si erano già espresse, no? Cosa ci fanno tutti qui oggi?”. E’ stata confermata la sentenza di secondo grado: quella a 4 anni; si rimanda a Milano la decisione dell’interdizione. Continua il suo amichetto, sempre teen ager: “Ora deve pagare…anche a scuola ci insegnano così”. Certo. C’è un signore serio che vuole fare il punto: “Questa sentenza è un chiaro messaggio al governo: ora basta, basta rinvii, basta Porcellum; creiamo un governo più forte”. C’è anche chi, qui in piazza, rivendica il sostegno alla statua che gli da il nome: “il conte Cavour, certo, primo presidente del Consiglio del neonato Regno d’Italia. Noi cavouriani siamo ancora con lui, dopo un secolo e mezzo”, dice un signore coi baffi folti. Gli fa eco una signora di mezza età, molto romana: “Beh, peccato non si possa ricandidare pure lui”.
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