L’exploratorium di San Francisco è il posto (al chiuso) più bello del mondo

L’exploratorium di San Francisco è magnifico. Ci puoi passare tranquillamente tutta la giornata, e il tempo scorre come se fosse in una dimensione diversa dalla tua (per restare in tema). Quando esci, la prima cosa che pensi è che se in Italia ci fosse una cosa del genere, le iscrizioni alle facoltà scientifiche, in particolare a fisica, avrebbero un bum clamoroso. C’è da premettere, in questo mio resoconto, che sono laureata in fisica nucleare, e ho lavorato anche al museo della scienza e della tecnica di Milano, contribuendo alla nascita dell’attuale laboratorio di fisica. Sono andata a quello di Genova, a quello di Napoli, e ho indugiato a lungo anche alla Sapienza, per capire la situazione dell’insegnamento della fisica in Italia. Ma niente. Il paragone naturalmente non regge. L’amarezza dell’immenso spazio-tempo che ci allontana dall’exploratorium di San Francisco non ha confini. E ci vorrebbe proprio poco per portare questa fisica anche da noi…fantasia, e buona volontà.

L’exploratorium è raggiungibile facilmente dal centro, sia per l’ottimo servizio di bus, sia perché è posizionato nei pressi della baia, vicino ai vari Pier, poco distante da Chinatown e la Bart di Enbarcadero lungo Market Street. Appena entri, ti rendi conto di poter appagare con la pratica, con le attività pratiche proposte, una sete di conoscenza per troppo tempo soltanto sfogliata su antichi manuali. I mezzi a disposizione con tantissimi, i finanziamenti pare non finiscano mai, perché i progetti che vengono allestiti di settimana in settimana hanno dell’incredibile. Il team che ci lavora ha a disposizione due piani dell’edificio, e proprio da qui fanno partire gli input per tutto il mondo. Le scuole organizzano giornate intere per i bambini, che grazie all’attività che sembra ludica, escono dall’exploratorium conoscendo il significato dell’equazioni di Maxwell e della disuguaglianza di Schrodinger (per dire due). Lo chiamano così: il museo interattivo della scienza, dell’arte e della percezione. Perché attivamente puoi entrare nei segreti della fisica, e se ti vengono nuove idee puoi anche proporle. Le idee ti vengono, perché giocare con le luci, le macchine del tempo, le turbine, i laser, ti impongono un pensiero diverso, e ti fanno viaggiare con la fantasia. Una volta entrato, riesci a non stare fermo per sei ore di fila (così ho fatto io!), e trovi sempre qualcuno vicino ad una nuova macchina che vuole provare il congegno con te: alcuni esperimenti vengono fatti in coppia, anche per stimolare il confronto e il dibattito successivo. E’ stato divertente prendere parte alle discussioni sul significato di alcuni esperimenti, la teoria qui è una conseguenza della fisica vista dal vero. Sul perché avvengono le cose, qui si trova sempre una risposta. E non bisogna essere necessariamente nerd (come un pochino mi sento io) per divertirsi con la scienza. L’exploratorium di San Francisco ti fa capire la necessità assoluta di portare la fisica-pratica, la fisica-sperimentale nelle scuole italiane: nei licei non serve studiarla sui libri, nei licei la fisica che c’è dietro alle cose (anche quelle di tutti i giorni) bisogna vederla con i propri occhi. E la teoria viene dopo di conseguenza.

E’ sul blog del Fatto Quotidiano

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