Ero su RAI TRE nella puntata di sabato di #Sapiens sul Mediterraneo, ho raccontato i primi fisici e matematici che l’hanno capito (ecco il testo completo)…ci sono anche sabato prossimo!
Ero su RAI TRE nella puntata di sabato (20 aprile 2019) di #Sapiens condotto da Mario Tozzi sul Mediterraneo, ho raccontato dei primi fisici e matematici che l’hanno capito…
…ecco il link per vederla (più o meno alle 22.20) clicca qui!
Ci sono anche sabato prossimo (27 aprile 2019), il tema della puntata è il metodo scientifico, racconto di quello di Galileo, Leonardo, Albert Einstein, Stephen Hawking e Kip Thorne!
Ecco il testo completo
(senza i tagli normali dovuti alla tv)
del mio intervento…
Puntata MEDITERRANEO
20 aprile 2019
di Gabriella Greison
Flaubert sosteneva che davanti al mare chiunque venga colto da pensieri profondi. Ma la verità è un’altra se si parla a nome della scienza: si, perché storicamente il mare più che riflessioni filosofiche o sentimentali, è stato importante per i numeri, e gli scienziati i numeri li sanno maneggiare meglio di chiunque. Archimede scoprì nelle acque di Siracusa il principio regolatore del galleggiamento. Empedocle, davanti al mare di Agrigento, elaborò i suoi concetti di meccanica. E Pitagora disegnò per la prima volta il suo famoso teorema sulla sabbia in una spiaggia di Crotone. Le città che affacciano sul Mediterraneo come luoghi simbolo per la nascita di idee e nuove pensate.
Sulle sponde del Mediterraneo, a partire dal IV secolo a.c., si è sviluppata una civiltà di gran lunga superiore, dal punto di vista delle scienza e della tecnica, di quanto ci si possa aspettare in relazione al ricordo che ne è stato tramandato. Quasi duemila anni prima che la scienza come la intendiamo noi, rifiorisse in Europa, nel “mare tra le due terre”, così viene chiamato il Mediterraneo, la fisica e la matematica avevano delle radici ben salde.
Crotone, Taranto e Metaponto furono d’ispirazione per la scuola pitagorica, e la nascita del teorema di Pitagora. “In un triangolo rettangolo, la somma dei quadrati costruiti sui cateti è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa”. Dato un triangolo rettangolo di lati a, b, c, ed indicando con c la sua ipotenusa e con a,b i suoi cateti, il teorema è espresso dall’equazione a2+b2=c2. Ed ecco che diventa un gioco semplice da fare in spiaggia: basta trascinare un amico per i piedi facendogli disegnare il triangolo e i quadrati, e poi con delle formine raccogliere la sabbia contenuta nel quadrato sull’ipotenusa per spostarla negli altri due quadrati sui cateti, e vedrete che saranno coperti perfettamente con stessa quantità di sabbia.
In Grecia, Mègara per Euclide fu di vitale importanza nella scrittura della sua matematica: già alle medie sappiamo dimostrare i suoi teoremi di geometria piana, facilissimi, no? Si racconta che proprio tra i due porti di Mègara un ragazzo avesse chiesto a Euclide “maestro, quale utile ricaverò studiando queste cose?”, e come risposta Euclide chiamò un suo servitore e fece dare al ragazzo diverse monete, borbottando ‘questo ragazzo vuole trarre guadagno da ciò che studia’.
La collina di Agrigento fu per Empedocle il luogo simbolo per viaggiare con la testa e immaginare: lui, proprio lì, fu il primo a farsi una semplice domanda ‘cos’è la luce?’: aveva ipotizzato che Afrodite avesse creato l’occhio umano accendendovi un fuoco dentro, permettendo a tutti noi di vedere: sempre nell’assurdo del suo pensiero, per non farsi obiettare da Einstein che la prima volta che lesse questa teoria disse ‘ma allora ci vedremmo bene anche di notte!’, lui aggiunse che i raggi del sole sono collegati a quelli che escono dai nostri occhi…è fantasioso Empedocle, ma se non fosse stato per Empedocle oggi non ci sarebbero le controteorie di Aristotele, e poi Euclide, e poi Alhazen, e poi Keplero, e poi Newton, e poi Faraday, e poi il nostro amato James Clerk Maxwell, che dice finalmente che la luce è una radiazione elettromagnetica.
Sempre in Sicilia, Siracusa per Archimede divenne il luogo di scrittura di tutte le sue opere. Ed ecco che la vasca da bagno dove Archimede ha esclamato ‘eureka’ diventa, per gli scienziati di tutti i tempi, il luogo in assoluto…come dire….sacro e da omaggiare (paragonabile in fascino solo al giardino dove Newton ha visto cadere la mela). ‘Un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato’, una della prime cose che – stupidamente – si imparano a memoria a scuola: meglio un semplice disegno che lo illustra o ancora meglio una prova sperimentale facile da realizzare, come immergere due oggetti di massa diversa nell’acqua e vedere le differenti reazioni alla spinta che impone loro l’acqua dal basso.
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Il Mediterraneo come luogo di creazione, come scambio di idee, come metafora perfetta per la ricerca di un’armonia di cui si nutrono voracemente le teste fantasiose di fisici, e scienziati. Insomma, mi spiace dirvelo, ma il mare è fatto più per la scienza, che per il romanticismo.
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