Intera copertina di TuttoLibri della Stampa e una pagina con il mio ‘diario di scrittura’ su come è nato EINSTEIN FOREVER…grazie!

Beh, sì, non so come dirvelo…ehm…sono un po’ emozionata…va beh, ve lo dico: oggi copertina di TuttoLibriiiiiiii!!!!
Ma che felicità…
Dentro all’inserto culturale della La Stampa c’è una pagina con il mio #diariodiscrittura da Princeton: racconto come è nato “Einstein forever”  !

(ho fatto pure un video appena sveglia per festeggiare: qui)

 

 

 

 

 

 

Per chi se lo è perso…eccolo!

 

 

di Gabriella Greison

Princeton, New Jersey, Stati Uniti. Inverno, 8 del mattino, weekday. La strada principale si chiama Nassau Street, è lunga, saranno venti blocchi, la percorro a piedi. Mi è difficile attribuirle una sua personalità, ad ogni semaforo se mi guardo indietro mi vengono in mente altri luoghi. Casette basse, uno o due piani al massimo, il legno è a vista come neanche Sestriere sa fare. Negozietti di vestiti, non la grande distribuzione, marchi indipendenti, solo cose ricercate, tipo a Pietrasanta. Bistrot, locali con la musica dal vivo e le locandine appese sulla porta, in questo caso sembra di essere a Genova. Una chiesa luterana, uno Starbucks, il Fruity Yogurt, il teatro, un Kung Fu Tea, una chiesa presbiteriana, due Jewish Center, la grande libreria, un ristorante turco e uno messicano, l’Università è al centro. Ma è il negozio che vende cappelli, sciarpe e abiti di lana che mi spedisce dritto ad Oslo, è il posto più suggestivo in cui entrare. Lo faceva sempre anche Albert Einstein. E infatti all’interno gli hanno dedicato un angolo del negozio, un piccolo museo, con le sue foto, i ritagli di giornali dell’epoca, libri, il suo autografo originale è incorniciato e appeso, così come le lettere dei bambini. Sono proprio queste ad incuriosirmi. Ma prima di continuare il racconto, faccio un passo indietro.

Albert Einstein è nato tedesco, poi ha preso la nazionalità Svizzera, e infine è diventato americano. Era ebreo. Nel 1933 salì al potere Adolf Hitler, promulgò la legge secondo cui i professori e gli studenti di origine ebraica dovevano lasciare le scuole, Einstein aveva 54 anni e si trovava a Princeton, insegnava all’Institute for Advanced Study, non tornò più in Europa per il resto della sua vita. Morì nel 1955, felice. Felice, così dicono gli archivi della Hebrew University che ho studiato (a Gerusalemme è conservato, per suo volere, il suo più grande archivio), e dove sono andata a fare le ricerche prima di arrivare in America. Felice, perché faceva solo quello che gli piaceva. Usciva di casa presto, e si avviava verso l’Institute facendo una bella passeggiata. Pensava alla Teoria della Grande Unificazione. Ripensava alla fisica quantistica. Suonava il violino, e rispondeva alle lettere dei bambini. Chiamava la sua segretaria, Helen Dunkan, le dettava le risposte, e gliele faceva spedire all’indirizzo scritto sulla busta.

Leggo le lettere. Una ventina. Uno gli propone di tagliarsi i capelli, uno gli chiede cosa c’è dietro il cielo, una bambina gli fa domande esistenziali, altre gli fanno domande sulla fisica, sulla relatività, i bambini si fanno domande difficili, sono gli adulti che non sanno rispondere. Per questo scrivono direttamente ad Einstein.

La mia grande scoperta dei giorni passati in America è che lo fanno anche i bambini di oggi. All’ufficio postale di Trenton mi dicono che smistano posta per lui da oltre sessant’anni. Chiunque gli scrive ancora, da ogni parte del mondo. Alcune lettere sono indirizzate al 112 Mercer Street, dove viveva. Altre al suo vecchio ufficio. Ci vado. Trovo le conferme.

Arrivata in fondo a Nassau Street giro a sinistra e prendo Mercer Street. Arrivo fino al civico 112, e mi fermo. Decido di oltrepassare il cancelletto, è una proprietà privata, la Police avrebbe potuto arrestarmi. La villetta è bianca, ristrutturata, arrivo dietro alla porta e busso. La prima volta, niente. Me ne vado. Torno. Seconda volta, niente. Me ne vado. Torno. Terza volta, niente. Me ne vado. Torno. Sarà il sesto tentativo quello più fortunato, e grazie al quale parlerò con chi abita dentro.

Decido di fare il suo stesso percorso, a piedi fino all’Institute. Esco dalla villa e arrivo in mezzora al suo ufficio, rispetto agli anni 50 non ci sono solo distese di verde e alberi, la città è cresciuta. Ora c’è Freeman Dyson che è bello incontrare qui, e con cui parlare ore. Metto insieme un elenco di musiche che Einstein suonava con il suo violino, la sua personalissima playlist.

Ma torniamo dentro al negozio di lana. La proprietaria mi guarda perplessa, perché non ho ancora comprato niente e sto leggendo da due ore ogni cosa che vedo appesa alle pareti. Decido di comprare una sciarpa, sei libri, alcune memorabilia, un poster e tre pupazzetti di Einstein. Ora ho il suo benestare, posso proseguire nella lettura. Ma dopo qualche minuto, è di nuovo da me. Inizia a farmi domande. Chi sono, da dove vengo, mi dice qui vediamo sempre le stesse persone, qui ci conosciamo tutti, eccetera così. Le racconto quello che faccio, dei libri che scrivo e degli spettacoli teatrali che porto in tour in tutto il mondo. Mi chiede perché ora ho deciso di raccontare Albert Einstein, e io le rispondo che avevo un debito con lui. Mi chiede perché, mi chiede quali fisici ho raccontato finora, mi chiede dove mi sono laureata in fisica, mi chiede se sono sposata, mi chiede di raccontarle una storia. Le racconto la storia di Mileva Maric, la prima moglie di Einstein (quella del suo periodo europeo), madre dei suoi figli, fisica, sognatrice, a cui la società maschilista del tempo ha impedito di realizzarsi come scienziata. Mi chiede se ho raccontato già altre scienziate, oltre a Mileva. Le rispondo che sì, certo, Marie Curie, Hedy Lamarr, Lise Meitner. Le dico che la mia regola è: per ogni fisico del XX Secolo che racconto nei miei libri o monologhi teatrali, in parallelo mi impongo di raccontare anche una donna che è stata oscurata, nascosta, sminuita nella professione di scienziata dalla società di quegli anni. Lei mi fa cenno ad un applauso, si scusa per avermi distolto dalla lettura, e finge di lasciarmi in pace. Invece resta lì, ferma. Cerco di non darle più retta, ma lei irrompe di nuovo, stavolta non mi giro, è dietro, sento solo la sua voce, con la coda dell’occhio vedo il suo dito che indica le lettere dei bambini appese ai muri, da cui proprio lei mi ha distratto con le sue richieste di attenzione, mi chiede se io saprei rispondere. Le dico di sì, e inizio a scrivere il libro.

 

 

 

 

(il piccolo museo dentro il negozio di lana su Nassau Street)

 

 

 

 

(casa sua, al 112 di Mercer Street)

 

(l’Institute)

 

 

 

(io che studio alla Hebrew)

 

(lettere…lettere…lettere!)

 

(la sua playlist prende vita…)

 

(eccolo tra i bambini!!!)

 

 

Ci vediamo nelle prossime date a teatro, o in libreria!

 

 

Breve riepilogo sui miei lavori che ho dedicato ad Albert Einstein, e che troverete sparsi nel mio sito, per non fare confusione. I miei lavori su di lui sono due: EINSTEIN E IO (romanzo e spettacolo) e EINSTEIN FOREVER (libro e monologo), ecco qui sotto tutte le prossime date del 2020 a teatro dove trovarli.

 

 

 

EINSTEIN E IO è il romanzo che ho scritto su Mileva Maric, la prima moglie di Albert Einstein, e raccontando lei racconto ovviamente anche Einstein, Einstein nel suo periodo europeo (fino al 1933), quando i due stavano insieme: si sono conosciuti al Politecnico di Zurigo, entrambi studiavano fisica, e poi sono diventati moglie e marito e hanno avuto i loro figli. Per sapere di più ci sono tanti post sparsi nel mio sito, e una sezione in home page dedicata a Mileva, per seguire come sta evolvendo la sua storia.

Qui per il romanzo (anche nella versione Audible letto da me), pubblicato da Salani (due anni fa). Questo libro è un romanzo.

Dal romanzo abbiamo tratto lo spettacolo EINSTEIN & ME, di e con me, regia di Cinzia Spanò, sul palco con me si sente la voce registrata di Giancarlo Giannini nelle scene più belle dello spettacolo nei panni di Albert Einstein.

Prossime date con allestimento teatrale completo:

-> dal 14 al 19 Aprile 2020 a Milano: Teatro Elfo Puccini biglietti qui. (anche se la piantina è completa, chiamate il teatro…c’è ottima probabilità che venendo il giorno stesso si entri!)

Quest’anno farò anche una data in Serbia in occasione dell’uscita del libro tradotto in serbo in primavera, e lo farò proprio in quella che era la casa di Mileva Maric.

 

 

 

EINSTEIN FOREVER è l’ultimo libro che ho scritto, racconto solo di Albert Einstein, rispondendo alle lettere che i bambini gli hanno scritto e gli scrivono tutt’ora, in particolare racconto del suo periodo americano, dal 1933 fino alla morte. Ricostruisco la sua intera vita, e ho inserito anche le musiche che Einstein suonava con il suo violino. Questo spettacolo deve ancora debuttare. L’evoluzione da libro a spettacolo, e la rassegna stampa la sto condividendo con voi negli ultimi post.

Qui per il libro (anche nella versione Audible letto da me), pubblicato da Bollati Boringhieri (due settimane fa). Questo libro è un saggio.

Da questo libro ho tratto lo spettacolo Einstein forever show, di e con me, dobbiamo ancora fare almeno una prova, ma si pensava a regia Angelo Generali, prodotto da Corvino produzioni di Bologna, sul palco con me musiche dal vivo e ci sarà anche Marcello Corvino al violino.

Le date di questo spettacolo sono solo queste (altre che vedete in giro sono le presentazioni del mio libro, che sono una cosa diversa dallo spettacolo):

-> 11-12-13 Marzo 2020 a Roma: Teatro Vittoria biglietti qui.

-> 14 Marzo 2020 a Bellaria: Teatro Astra ore 21 biglietti qui.

-> 15 Marzo 2020 a Taranto: Teatro Fusco, ore 19 biglietti qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

…non state con chi non vi fa fiorire!

gabriella

 

 

 

 

 

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