Sono passati dieci anni dalla morte di Rita Levi-Montalcini…ve la racconto io (con video)

Ciao amicj…il 30 dicembre è il giorno della commemorazione di Rita Levi-Montalcini, per i 10 anni dalla sua morte.

E’ importante per me ricordarla, sia perché è stata una grande scienziata italiana, di cui non possiamo non ricordare le sue tracce, sia perché sono stata tra le ultime ad andarla a trovare nella sua casa a Roma, e da quell’incontro ho fatto nascere tante cose dopo; la scia che ha lasciato per me è ancora indelebile, e il mio percorso professionale ha preso forza grazie a lei.

Ai tempi (nel 2012), io scrivevo per una rivista (era Vanity Fair), e mi chiesero di scrivere due volte di lei. La prima volta per raccontare il nostro incontro, in concomitanza del suo compleanno, aveva appena compiuto 103 anni. La seconda volta, il giorno della sua morte. Tutto nel giro di pochi mesi, tutto nello stesso anno.

E’ stato bello averla conosciuta. Guardarla, dal vivo, era come rendersi conto che ci sono delle persone che sono fatte di un altro tipo di materia, qualcosa di etereo, che non esiste in natura. Ricordo tutto del nostro incontro. Il giro per farmi vedere la casa, la pausa sul balcone quando mi ha elencato i nomi di tutte le sue piante, il giro in salone per guardare i quadri. Il suo cameo, sul vestito a collo alto, lungo, fasciante, di velluto, bellissimo. Gli occhi che emanavano quell’azzurro che non ho mai più visto da nessun’altra parte.

E poi le sue frasi, scolpite nella roccia, scolpite per sempre nella mia memoria.

Ve ne lascio qui solo una: “Il cervello delle donne e quello degli uomini sono uguali, il resto sono scemenze”.

Ciao…

Vai qui per il video girato in Areax di Intesa Sanpaolo, mezz’ora in compagnia di Rita Lev-Montalcini -> clicca!

Questa invece è una traccia audio dedicata a lei che fa parte del mio podcast “Le magnifiche della scienza” sempre per Intesa Sanpaolo -> clicca!

Questo è il link alla pagina sul sito di Intesa Sanpaolo con tutto -> clicca!

E poi ricordatevi di comprare e regalare “Sei donne che hanno cambiato il mondo” (lo trovate sempre in ristampa in libreria o facilmente su Amazon), parlo tanto di lei -> clicca!

(continua sotto…)

 

 

 

Qui vi riporto uno dei due pezzi uscito per Vanity Fair nel 2012, il giorno della sua morte

 

 

Chiude il 2012, lei, che aveva aperto il 1900. Rita Levi Montalcini ci lascia a 103 anni. Se ne va, con l’ultimo saluto dalla finestra di casa sua, a via di Villa Massimo. Ancora lucida, ancora intelligente. In quella casa, dove abbiamo cercato anche noi di intervistarla di recente. Era fine aprile, e ci eravamo quasi riusciti. Ma la sua salute era già agli sgoccioli, e ci fece solo quel saluto con la mano, mentre gli occhi dicevano già altro. Anche se nella testa aveva ancora, sempre, tutto:

perché ha mantenuto fino all’ultimo le sue abitudini: l’aggiornamento sugli studi di ricerca che portano avanti i ragazzi del suo gruppo scientifico, il suo costante sostegno ai giovani, l’amore per le piante e per i quadri della sorella Paola, da cui era circondata ogni giorno. Erano anche tante le curiosità, sulla scienziata più delicata del mondo: la voglia di portare con se sempre un cameo rappresentante il giglio di Firenze e i bracciali da lei stessa disegnati.

Dunque, le sue abitudini: Rita Levi Montalcini era un Senatore a vita, che all’età di 103 anni ancora chiamava ogni giorno, appena sveglia, la fondazione che porta il suo nome, e che ha sede a Roma, per dare consigli e indirizzare gli studi. Aveva “scarso interesse nel mangiare e nel dormire” (diceva lei stessa), infatti mangiava una volta al giorno, a pranzo; di recente aveva perso l’uso della vista, mentre per l’udito utilizzava una macchinetta che amplificava i suoni. Utilizzava il tatto, come senso più sviluppato: amava curare le piante del terrazzo.

Fino agli ultimi giorni, ha accolto ancora in casa i suoi più stretti collaboratori dell’Ebri; argomento che ha sempre avuto in testa: la ricerca sull’Nfg, la sigla della proteina che stimola la crescita delle cellule nervose, che le è valso il Nobel nell’86. Mentre lo studio sulle malattie neurovegetative, cominciato da lei più di mezzo secolo fa, e tutt’ora in corso, ed è il motivo che spinge la sua fondazione a restare ancora in vita.

Ha sempre coltivato i rapporti umani, “come compensazione alla sua scarsa propensione nel guardare la televisione o ascoltare la musica, al massimo si concede i classici, Bach e Beethoven”, come raccontavano i vicini di casa. In casa le piaceva essere circondata dai quadri della sorella Paola (“in particolare, uno in anticamera, si tratta di un suo ritratto fatto subito dopo la seconda guerra mondiale”). Il pavimento del terrazzo è il luogo, oltre allo studio, che amava di più, per via di un mosaico rappresentante una Camera a Bolle con la traiettoria delle particelle cariche mentre incontrano ioni positivi e negativi. E, poi, la passione per i fiori: rose bianche e gialle, azalee, iris, orchidee, ciclamini, stelle di natale, bouganville. Innaffiava e accarezzava ogni giorno, e di cui non si faceva mancare mai il profumo, e con cui è restata fino alle ultime ore.

Nel quartiere, vicino a viale di villa massimo 3, in una zona con grande fervore politico e intellettuale di Roma, tra piazza Bologna e San Lorenzo, vicino alla Sapienza, raccontano che, fino a poco tempo fa, la si poteva incontrare mentre si concedeva una passeggiata nel viale di pini, fermandosi all’edicola di via Catanzaro, o allungando verso la libreria di via Siracusa, per arrivare al parco di Villa Torlonia, e passare qualche ora tra il verde, ma con la testa sempre sui suoi studi di ricerca.

Il suo stile era inconfondibile: i capelli sempre raccolti, bianchi, curati, sono sempre stati il suo vezzo. Così come i bracciali disegnati da lei, e il cameo con il giglio di Firenze, che portava sempre sul vestito (“ama il colore blu, come i suoi occhi”). Un pochino di vanità le è sempre rimasto: si curava di tutto punto, quando doveva ricevere i collaboratori la mattina. Indossava da sempre vestiti lunghi, stretti in vita, e con il collo alto, e abbottonato. Raccontano i condomini che qualche volta si è pure concessa il parrucchiere di via Belluno, ma tanti anni fa. Come vogliamo ricordarla noi.

 

 

 

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Non state dove o con chi non vi fa fiorire.

gabriella

 

 

 

 

 

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