Nuova intervista…e ci vediamo nel weekend per due date in Liguria, Sarzana e Savona!

Ciao…mi hanno fatto una nuova intervista! E ho anche altre cose da dirvi: dunque, domani webinar alle 18 sulle donne della scienza, organizzato da Mondadori Edu, questo il link per vederlo -> clicca!

E ci vediamo dal vivo questo weekend, faccio due date in Liguria: sabato sono a Sarzana, Liguria est, con le prove aperte di ENTANGLED, e domenica sono a Savona, al Teatro Sacco, con il monologo SEI DONNE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO!!! Vai nella sezione date del tour per avere tutte le info.

Per quel che riguarda l’intervista…è bella…è uscita sul sito Sussidiario. Ecco il link per leggerla -> clicca!

Oppure qui sotto…

* Vorrei che tu provassi a spiegare, con le parole che adotteresti con un bambino di dieci anni, il succo del tuo ultimo libro “Ogni cosa è collegata”.

Ho scritto il libro dopo un anno e mezzo di ricerche, tra Princeton, Zurigo, Vienna, Monaco e il Cern di Ginevra. Tutto è nato da una esigenza di raccontare la sincronicità in maniera semplice e di legarla a concetti scientifici, su cui si basa la fisica quantistica. Io sono fisica di formazione, e la fisica quantistica è il mio argomento di studi, così come la mia ossessione, la racconto, la diffondo, ne parlo, ne scrivo, continuamente. E’ il mio lavoro quello di raccontarla in maniera semplice.

Ma per questo libro ho fatto di più. Sono partita da alcune domande. Albert Einstein ha definito Wolfgang Pauli il suo unico e degno successore. Perché? Cosa rende il pensiero di Pauli unico e interessante? Questo libro è un viaggio alla scoperta dei segreti di uno dei fisici quantistici più importanti del XX Secolo. Dalla sua vita e dalle sue intuizioni ci faremo travolgere, per capire chi siamo e da dove veniamo, ci identificheremo nelle sue insofferenze e nei suoi abissi, per trovare una nuova chiave di lettura per vivere seguendo il nostro naturale talento, per crescere ed innalzarci.

L’insegnamento principale che ho tratto dalle mie ricerche sul posto, perché io per scrivere un libro vado sempre nei posti che racconto e lì studio, è che tutto è collegato. È un concetto veramente molto semplice, probabilmente l’avrete già sentito parecchie volte. È un concetto alla base di quasi tutte le tradizioni spirituali dell’umanità della storia. Io, però, ogni volta che ho sentito le persone menzionare questa frase, che “siamo tutti collegati”, mi è sempre sembrato qualcosa che vorrebbero poter credere fosse vero, ma in realtà è un concetto astratto, qualcosa di esoterico, di indimostrabile; eppure sembra quasi che tutti vorrebbero davvero che l’universo fosse così. Collegato. Ma se ci concentriamo su noi stessi, tutto in noi è collegato. Siamo importanti per il mondo, e il mondo è importante per noi. Ebbene, nel libro ve lo dimostro. Scientificamente.

* In particolare mi piacerebbe che tu ti soffermassi a illustrare i punti di contatto tra uno scienziato come Pauli e un “non scienziato” come Jung. La psicoanalisi, infatti, viene generalmente considerata come una sorta di filosofia e non come sapere scientifico.

Sì, questi punto di contatto li faccio vedere bene nel mio spettacolo teatrale.

Cosa spinge il talentuoso fisico e premio Nobel, Wolfgang Pauli, ad andare una volta a settimana dal noto psicanalista Carl Gustav Jung? Lo spinge un desiderio nobile ed impellente, quello di capire cos’è l’amore. Amore che nella sua vita è sempre mancato, per questo ha vissuto giornate di estrema dissoluzione, tra grandi sbronze e nottate folli nei bordelli nelle capitali europee di inizi ‘900. Dal dialogo tra i due grandi miti del XX Secolo, nasce questo viaggio in una delle anime più profonde della storia della scienza mondiale, che ha dato alla luce i principi fondanti della fisica quantistica.

Dal mio libro, ho scritto il testo del monologo teatrale. Si tratta di un racconto in prima persona, fatto da Wolfgang Pauli, in cui lui vive un grande cambiamento nella sua vita. Chi lo aiuta nel suo percorso sono Jung, lo psicanalista (che sarà una voce fuori campo), e l’idea di voler scrivere una teoria che connetta tutto: la grande teoria unificatrice, quella che tutti cercano. Alla fine dello spettacolo, questa teoria, ve la dico io. Perché in realtà Pauli non l’ha mai conclusa questa teoria, l’ha lasciata a metà. Per questo ci ho pensato io. ‘Entangled’ sta per ‘intrecciato’, e nasce dal termine ‘entanglement’, una caratteristica dei sistemi quantistici: due sistemi quantistici quando sono a contatto si scambiano informazioni, e quando vengono allontanati continuano a comunicare a distanza e a modificare il proprio stato in base a quello dell’altro. Entanglement è come dire amore a distanza. In questo mio racconto metto insieme tutto: fisica quantistica, sincronicità, mente, amore e tutto il resto. E dirò a tutti come fare per unificare tutto, scientificamente.

Per questo spettacolo ho lavorato con il regista, Emilio Russo, con cui mi trovo storicamente bene a creare qualcosa che non c’è, perché è visionario come me a teatro; e ha collaborato amichevolmente ai testi Alessio Tagliento, un riferimento per la comicità, per questo farò una cosa completamente diversa da tutto quello che ho fatto finora. Perché Pauli era tormentato, era un tipo alla Buckowski, e tra le frasi che ha detto ce n’è una che fa ‘invece che il fisico avrei voluto fare il comico’. Ci ho pensato io, anche su questo. Le date del debutto dello spettacolo sono fissate al Teatro Menotti di Milano per il 21, 22, 23 Aprile 2023, biglietti su vivaticket.

* Perché parli spesso di interdisciplinarità? Le due culture, umanistica e scientifica di Charles Percy Snow sono venute meno? Non esiste più una frattura?

L’interdisciplinarità è venuta meno, tutto è sempre più specifico, la preparazione a scuola è specifica, troppo ristretta. Io invece faccio l’opposto nei miei libri e nei spettacoli teatrali e nei miei podcast, cerco connessioni, cerco contaminazioni.

Le scuole italiane costringono i ragazzi a scegliere l’indirizzo di studi troppo presto. Da noi i ragazzi sono costretti a capire cosa vogliono dalla vita già dopo le scuole medie, nel resto del mondo progredito non è così! In America la specializzazione si scegli tardi. Da noi la fase del liceo non deve essere così stringente, i ragazzi non devono essere costretti a capire se preferiscono lo scientifico o una scuola tecnica o il classico: anche perché vengono consigliati male su cosa scegliere, i genitori o i maestri delle medie non sanno neanche loro cosa c’è fuori, che mondo aspetta i ragazzi una volta che la scuola è finita. Il mondo intorno a noi sta cambiando alla velocità della luce, ad esempio oggi la fisica quantistica sta prendendo il sopravvento su ogni cosa che abbiamo intorno, non si può prescindere più da questa materia, da questo studio. Chi consiglia ai ragazzi di fare il classico perché apre la mente è un luogo comune che va smantellato.

I ragazzi sui social vivono una realtà diversa da quella che gli adulti credono sia. Io sto molto tempo sui social con loro, per questo poi vengono a riempire i teatri dove mi esibisco, e cercano in me quello che vogliono capire. Ma, lo ricordo sempre, la mia attività principale è lo studio, io studio tantissimo, solo così riesco a creare tutto quello che faccio.

La scienza e gli scienziati sono i primi che si fanno del- le domande, su qualsiasi cosa accada. La scienza è lontana dallo spiegare tutto l’insieme, ma, quando ce la fa, le risposte che fornisce sono sicuramente le più affidabili. Nel XX secolo questo era ovvio, oggi non lo è più.

Oggi vediamo contrapporre agli scienziati i filosofi, su ogni argomento passi in televisione, come a voler schematizzare una contrapposizione tra la scienza e la ricchezza di pensiero. No, non è così. La scienza non è razionalità e il pensiero non è irrazionalità.

Io penso che la realtà sia solo un’idea che noi vogliamo dare alle cose che guardiamo. Abbiamo necessità di darne una rappresentazione, e quindi con la nostra testa, insieme a tutti gli automatismi che ci hanno inculcato, creiamo que- sta idea. Visualizziamo la realtà perché abbiamo necessità di farlo. Ma potremmo anche non farlo. Potremmo non dare nessuna visualizzazione a quello che ci circonda. I fisici ragionano cercando di essere più generici possibili, e lo fanno meglio di chiunque altro. Se non riusciamo a essere generi- ci, è perché quello che ci interessa sono le informazioni che noi consideriamo vere e che attribuiamo alla realtà. Ma se qualcosa non la guardiamo, non abbiamo nessuna certezza che esista. È più rassicurante che esista, ma non è così.

*Potresti raccontare quali siano state le esperienze della tua vita, particolarmente quelle infantili, che ti hanno indotto a praticare gli studi di una disciplina senz’altro “dura” come la fisica?

Mi sono innamorata della fisica quando ero una teenager. Cercavo qualcosa che mi potes- se far viaggiare la testa, e così incappai nello studio degli elettroni. Gli elettroni nessuno li aveva mai visti, e quindi bisognava usare la fantasia per immaginarli. Usare la fantasia

è sempre stata una cosa che sapevo fare bene, quindi la fisica è diventata presto la mia personalissima sfida. Ve lo dico subito: per riuscire a vincer- la, questa sfida, sono dovuta “andare oltre”. Andare oltre significa non farsi spaventare da alcune teorie, non farsi ingabbiare da certe definizioni, non perdersi d’animo se non si capiscono dei concetti. Parlo della fisica moderna, quella che va oltre Newton e porta con sé tutto il mondo in conti- nua evoluzione che abbiamo intorno. La fisica moderna copre una grande fetta della conoscenza attuale: la relatività, la meccanica quantistica, il Big Bang, il caos, i supercomputer, l’intelligenza artificiale, e tanto al- tro. Tutte teorie scientifiche di successo oggi, che gli scienziati continuano ad indagare per dare nuove risposte alle grandi domande: chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando? Usando le leggi fisiche della Natura sappiamo dare gran parte di queste risposte, ma la cosa bella è che queste risposte cerchiamo di migliorarle ulteriormente giorno dopo giorno, e cre- iamo nuove tecnologie che le usino per trasformare la nostra vita.

È solo chi cerca il perché e il come delle cose che attiva in se stesso la giusta curiosità che gli permetterà di fare nuove scoperte. Scoperte che soltanto la conoscenza della fisica ti consentirà di esplorare.
Perché è solo con la fisica che chiunque di noi può dare una nuova forma all’Universo.

*Come si concilia la tua duplice natura di studiosa, abituata al silenzio della concentrazione e dei laboratori di ricerca, con quella di estrosa e coinvolgente divulgatrice, che recita come un’attrice o una poetessa.

In me convivono queste due nature, per questo le ho coltivate, le ho sorrette, e ora possono vivere liberamente senza che una intacchi l’altra. Ho studiato per farle nascere e crescere. Applico il metodo scientifico a tutto, anche nella recitazione. Sono una narratrice, racconto storie, è quello che so fare meglio nella vita. E visto che la mia passione numero uno è la fisica quantistica, sono riuscita a creare storie che avessero la fisica quantistica come contenuto. Lo faccio da dieci anni, e in dieci anni ho creato un fortino. Come una piccola formica che mette via le bricioline di pane e alla fine si gira e si accorge di avere tirato su una cattedrale, così ho fatto io. Ma non sono certo realizzata, continuo a crescere, a migliorarmi, a voler creare tanto altro.

I miei libri pubblicati finora sono 10, gli spettacoli teatrali con cui gira i teatri di tutta Italia sono 8, a cui si aggiungono 3 programmi televisivi e 5 podcast. Ho costruito tutto con la forza di volontà e lo studio. Avevo un piano, l’ho realizzato. Ci ho messo dieci anni.

Quando mi sono laureata in fisica io, non c’era alcuna possibilità per le donne di emergere, e men che meno essere una protagonista del racconto della fisica. Ho creato tutto da zero, cercando di abbattere stereotipi, lottando contro i luoghi comuni, le frasi fatte, che nel mondo scientifico sono tantissime. Ed eccomi qui.

Non ho certo raggiunto qualcosa di definitivo, sono sempre in costruzione, in divenire, e la strada è ancora lunga: prima di sentirmi realizzata devo ancora scalare montagne.

Sono molto secchiona, studio tanto. Non mi fermo mai.

*Ci parli del legame tra donne e scienza? E ci porti esempi che ti riguardano?

Sono uscita a 38 anni da un mondo disegnato da uomini. Ora sono io che definisco le mie regole.

Oggi bisogna imporre parità dall’alto. Chi dice che deve valere il merito non ha capito niente. Prima imponiamo la parità poi facciamo valere il merito.

Le donne e le ragazze sono sempre state pronte a sfondare i soffitti. Non hanno bisogno di vaghi incoraggiamenti. Hanno bisogno di politiche che consentano loro di avere successo. Hanno bisogno di un congedo familiare retribuito e di un’assistenza all’infanzia di qualità gratuita. Hanno bisogno che le persone intorno a loro affrontino le conseguenze del comportamento tossico durato fino a tutto il XX secolo. E’uscito un reportage su Nature in cui si racconta, con i dati, che fino a tutto il XX secolo alle donne è stato impedito (impedito!) di realizzarsi nella fisica (che è la scienza più dura). Impedito, non che il cervello o la propensione delle donne nei confronti della scienza è meno forte rispetto agli uomini, è stato impedito. Questo vuol dire che non sono state pubblicate le loro ricerche, che altri si sono impossessati dei loro risultati e li hanno pubblicati a loro nome, che non sono potute ermergere, che non parlavano loro alle conferenze ma gli uomini, che non vengono premiate (basti pensare che il Premio Nobel in fisica, su 132 premi è andato solo a 4 donne, nella storia totale dei premi Nobel).

Le ragazze che vogliono avere successo, non sanno bene che cosa vogliono fare, mi riferisco a persone di famiglie normali, non alle famiglie che mandano i figli nelle migliori scuole. Perciò abbiamo bisogno di role model, di modelli. E se il role model è un donna è più credibile.

E’ un cambio culturale forte, per questo servono nuove regole.

L’amore per la scienza è l’amore per la vita. Lo stupore e la felicità che ti porta la scienza non ha eguali. Un modo diverso di essere uomini davanti all’intelligenza degli uomini.

Se ami la fisica, che è la scienza più dura, fai nascere in te un’esigenza impetuosa di migliorare le cose. Le donne sulla fisica hanno qualcosa da dire da sempre il problema è il potere maschilista arroccato.

Noi in Italia abbiamo sempre avuto gli uomini che emergevano. Il racconto è sempre stato di parte. Uomini che facevano scienza e che la raccontavano. I divulgatori, sempre e solo uomini che vedevamo in televisione. E così la gente che l’autorità sia maschio.

Quello che vediamo ci influenza, cambia il nostro immaginario, trasforma il nostro futuro.

In Germania dopo 16 anni che l’ha vista alla guida del Paese un bambino ha chiesto alla Merkel: “Ma un maschio può diventare cancelliere?”

Oggi da noi il cambio di passo lo può dare solo la Meloni, Giorgia Meloni mi piace molto che sia lì in alto. La sua immagine è forte, ora deve attuare tutto quello che manca per far arrivare altri messaggi, oltre ai suoi di partito.

*Perché le discipline STEM risultano così difficili da apprendere nella scuola italiana? Cosa dovrebbero fare i docenti per coinvolgere gli alunni? In altri termini, hai un ideale di scuola?

Le materie STEM sono le materie più complete e formanti, in assoluto. Ma nessuno lo dice. Io lo faccio quando vado a fare gli speech, le conferenze, già solo la mia presenza è qualcosa di forte, in un posto dove vengo invitata: rappresento un role model, e questo hanno bisogno i ragazzi della nuova generazione.

In questo libro (“Ogni cosa è collegata”, Mondadori) racconto di Grete Hermann e di Chieng Shiung Wu. Avevo necessità di delineare meglio queste due grandi scienziate, oggi più che mai. In particolare, Grete Hermann è stata la creatrice della teoria relazionale della fisica quantistica, una teoria scippata da molti divulgatori scientifici oggi, senza riconoscerle il merito della creazione.

Grete Hermann aveva scritto il libro più importante della sua vita: I fondamenti della meccanica quantistica nella filosofia della natura.

Quando Hermann scrisse quell’opera, in Germania Hitler era appena salito al potere, e quindi per le sue origini ebraiche dovette scappare in Inghilterra. Iniziò una nuova vita, si sposò, divorziò, passarono anni, e infine tornò in patria. Si dedicò ad altro, lasciò per un certo periodo di tempo la fisica. Fondò un suo progetto pedagogico, una scuola che formava cittadini consapevoli sotto le regole della piena democrazia, insegnò agli insegnanti a insegnare, fondò un sindacato per la diffusione della scienza, e tante altre cose che rendevano la sua vita ricca e piena. Ma Grete Hermann era uno spirito inquieto, e come tutti gli spiriti inquieti non faceva una cosa sola e basta. E così, quando sentì che era giunto il momento, pubblicò su una rivista scientifica la sua teoria più importante.

Il suo ragionamento parte da lontano: visto che ci sono alcuni passaggi nella nascente teoria quantistica che contrastano con la logica e con la fisica classica (quindi con la nostra esperienza quotidiana), possiamo uscire dall’impaccio spiegando tutto con le relazioni. I punti che non reggono la logica sono contenuti nel principio di indeterminazione di Heisenberg, che afferma che, se di una particella si conosce la posizione, non si può sapere qual è la sua velocità, e viceversa. E ciò avviene anche nella teoria di Niels Bohr, quando sostiene che se non vedo un evento questo non accade, o l’impossibilità di osservare un fenomeno senza modificarlo. È strano anche che un oggetto possa essere considerato onda e particella insieme. Spiegando, invece, la meccanica quantistica con le relazioni, Hermann crea la teoria relazionale della meccanica quantistica, in cui ogni fenomeno può essere considerato solo se è visto in relazione con gli altri. Un tavolo o un albero non esistono a sé stanti, ma perché sono in relazione con quello che li circonda e anche con noi che osserviamo.

L’esigenza di questa teoria nasce dal fatto che Hermann voleva mostrare la necessità di una teoria filosofica per spiegare alcuni aspetti della fisica dei quanti. Fu lei a parlare per la prima volta di splitting of truth, scissione della verità. Secondo Hermann non esiste una verità assoluta, ma la verità si scinde a seconda delle relazioni fra gli eventi che accadono. La teoria relazionale descrive il modo in cui un sistema si rapporta ad altri nel corso di un’interazione fisica. Secondo Hermann, lo stato e le quantità fisiche di un sistema si riferiscono sempre a un’interazione o a una relazione fra sistemi.

La teoria relazionale della fisica quantistica le fu sottratta, e per molto tempo non si seppe che fu lei ad averla creata (ancora oggi il suo nome non viene citato nei racconti che se ne fanno). Una delle persone che meglio comprese questa teoria, e che la diffuse in seguito, fu Wolfgang Pauli.

La stessa cosa, Pauli la fece con Chieng Shiung Wu, per questo racconto bene anche lei nei libro. Loro sono le mie maestre, così come le altre mie “Sei donne che hanno cambiato il mondo” (dal libro pubblicato con Bollati Boringhieri, che è anche un altro mio spettacolo teatrale).

*Qual è il tuo modello di scuola?

Secondo deve essere data più autonomia delle scuole, questo fatto è già stato sancito dal titolo 5 della Costituzione mettiamolo in atto. Più autonomia alle scuole perche hanno già una visione complessiva. Più hanno autonomia piu forti sono. Solo così puoi stanare i professori che devono essere stanati. Altrimenti il sistema non cambia. Più autonomia più dire anche scelta dei supplenti, che può essere una svolta. Se le scuole non funzionano ne dovrebbero rispondere i dirigenti.

Vanno responsabilizzati.

*Perché ti hanno definito come una rockstar della fisica? Ti piace la definizione? Come spieghi il tuo successo?

Mi piace tantissimo, naturalmente. Tutto è nato dieci anni fa, quando ho fatto uno spettacolo a Roma, all’Auditorium, si trattata di “Monologo Quantistico”, e nella sala di fianco c’era Patti Smith che faceva un concerto, avevamo il camerino una di fianco all’altro, entrambe avevamo la stessa maschera che ci veniva a dare i dieci minuti, i cinque minuti e il chi e di scena, ci facevamo la guerra con la musica a palla da sentire prima di esibirci, e siamo uscite allo stesso momento, è stato bellissimo. Poi una volta in sala mi sono accorta che avevo il pienone, 3500 persone, e una giornalista del Corriere della Sera che il giorno dopo ha titolato ‘la rockstar della fisica’ da tutto esaurito. Da quel momento in poi, i sold out sono andati avanti sempre, e anche all’estero, con titoli di giornali americani e tedeschi che riprendevano lo stesso soprannome per me, e questa cosa mi ha riempito di gioia, una grandissima soddisfazione.

Sui social network ci sto per divertimento, ci sono tante cose che mi fanno ridere, o mi incuriosiscono anche lì. La serie “Jukebox della fisica, risposte scientifiche alle domande delle canzoni” è una mia vecchia fissa, sto raccogliendo testi delle canzoni con domande esistenziali, o con domande e basta, per dare una mia risposta scientifica, da tanti anni. Lo faccio già nella mia vita appena sento una canzone, adesso lo faccio sui social, che è la stessa cosa. E poi, visto che mi chiamano ‘la rockstar della fisica’, la musica rock doveva pur essere presente tra le cose che creo. Ai dilemmi dei cantanti è bello rispondere seriamente con la fisica. Le persone che mi seguono trovano questo gioco divertente, e lo alimentano mandandomi nuovi link ad altre canzoni. E’ un gioco che potrebbe non avere mai una fine.

Da questo gioco nato sui social, stiamo creando anche un podcast e uno spettacolo teatrale.

* Mi risulta che tu abbia rifiutato di partecipare al “Grande Fratello VIP”, perché?

Perché io ricevo centinaia di lettere da parte di ragazzi che mi ringraziano perché hanno scelto di fare fisica grazie a me, perché mi hanno visto a teatro e leggono i miei libri. Perché ricevo anche lettere da parte di bambine che mi disegnano e mi dicono ‘voglio diventare come te’. Perché io sono circondata da persone che lavorano in ambito culturale e mi invitano ai loro festival e nei loro teatri perché hanno necessità di diffondere messaggi che io veicolo, con la mia immagine e il mio lavoro. Perché sono una studiosa, prima di tutto.

Vi ricordo che il libro lo trovate ovunque nelle librerie, oppure su Amazon: OGNI COSA È COLLEGATA (Mondadori, clicca qui), ecco se lo comprate su Amazon scrivete la vostra recensione e mettete 5 stellette, mi raccomando.

Poi volevo dirvi che è uscita una nuova puntata sui social del mio JUKEBOX DELLA FISICA – RISPOSTE SCIENTIFICHE ALLE DOMANDE DELLE CANZONI…

…stavolta rispondo al dilemma che si pone Tommaso Paradiso quando canta “Cos’è che ci fa sentire polvere di stelle?” -> clicca qui su Tiktok… clicca qui su Instagram …e qui su YouTube!

 

E poi ho altre cose da dirvi…

…come ad esempio questa: la prossima data di ENTANGLED, lo spettacolo che ho tratto dal nuovo libro (prima del debutto nazionale a Milano al Teatro Menotti, il 21, 22, 23 Aprile, biglietti su vivaticket CLICCA QUI!) sarà sabato 25 marzo a Sarzana, Liguria est.

 

Poi con lo spettacolo SEI DONNE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO, tratto dal mio libro omonimo (clicca), è in Liguria ovest a Savona al teatro Sacco il 26 marzo!

 

 

 


 

Per i miei libri -> segui questo link: clicca!

Per i miei monologhi e spettacoli teatrali in tour -> segui questo link -> clicca!



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(in questa foto sono di fianco all'entanglement quantistico,
presso la sede dell'IBM di Zurigo)



I miei lavori più importanti:

  • Romanzo “L’incredibile cena dei fisici quantistici” -> clicca qui per leggerlo (è sulla fisica quantistica)
  • Spettacolo “Monologo Quantistico” -> monologo teatrale, per ospitarlo chiedi preventivo a gabriella.greison@gmail.com
  • Romanzo “Hotel Copenaghen” -> clicca qui per leggerlo (è sulla fisica quantistica)
  • Libro per bambini “Superdonne” -> clicca qui per leggerlo (è sulle donne della scienza)
  • Romanzo “La leggendaria storia di Heisenberg” -> clicca qui per leggerlo (è sulla fisica quantistica)
  • Spettacolo “La leggendaria storia di Heisenberg” -> spettacolo teatrale, per ospitarlo chiedi a Teatro Pubblico Ligure che lo produce o a me: gabriella.greison@gmail.com
  • Podcast “Il cantico dei quanti” -> clicca per ascoltarlo su Audible (è sulla fisica quantistica)
  • Saggio “Sei donne che hanno cambiato il mondo” -> per leggerlo clicca qui (è sulle donne della scienza)
  • Monologo “Sei donne che hanno cambiato il mondo” -> per averlo scrivimi gabrilla.greison@gmail.com
  • Saggio “Einstein forever” -> clicca qui per leggerlo (oltre che fisica quantistica, qui racconto anche la relatività)
  • Monologo “Einstein forever” -> monologo teatrale, per ospitarlo chiedi preventivo a gabriella.greison@gmail.com
  • Programma tv “Il favoloso mondo della fisica quantistica” -> clicca per guardarlo su Mediaset (è sulla fisica quantistica)
  • Romanzo “Einstein e io” -> per leggerlo clicca qui (è sulla prima moglie di Einstein, fisica, madre dei suoi figli)
  • Spettacolo “Einstein & me” -> per averlo scrivimi gabriella.greison@gmail.com
  • Romanzo “Ucciderò il gatto di Schroedinger” -> Clicca qui per leggerlo (è sulla fisica quantistica)
  • Spettacolo “Ucciderò il gatto di Schroedinger” -> per ospitarlo chiedi a Imarts che lo produce o a me, gabriella.greison@gmail.com
  • Qui il video in cui parlo del machine learning -> clicca.
  • Programma tv “La teoria di tutte” -> per Sky (è sulle donne della scienza)
  • Libro “Guida quantistica per anticonformisti” -> per leggerlo clicca qui (è sulla fisica quantistica)
  • Serie web “Jukebox della fisica – risposte scientifiche alle domande delle canzoni” -> sui miei social (Instagram, Tiktok, Youtube)
  • Libro  “Ogni cosa è collegata” -> per leggerlo clicca qui (è sulla fisica quantistica)
  • Spettacolo “ENTANGLED – Ogni cosa è collegata” -> per ospitarlo chiedi a Teatro Menotti che lo produce o a me: gabriella.greison@gmail.com

Non state dove o con chi non vi fa fiorire.

gabriella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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