Lunga intervista su Alias, l’allegato del Manifesto, sul mio rapporto tra rock e fisica! Mi hanno definito ‘la quantistica del rock’…yeh! E parlo del mio Jukebox della fisica…

Ciao amici…mi ha intervistato Alias, l’allegato storico del Manifesto, sul mio rapporto tra musica e fisica!

Mi hanno definito ‘la quantistica del rock’…yeh!

E parlo del mio “Jukebox della fisica – risposte scientifiche alle domande delle canzoni”…

…che debutterà sotto forma di spettacolo teatrale a Settembre, come prima data della nuova stagione, segnatevi sul calendario:

  • il 9 Settembre ore 19

Presto vi dico il posto preciso…

…non vedo l’ora!!!

La nuova stagione inizia con il botto…

 

 

 

 

Ecco la parte più interessante…buona lettura!

 

  • Gabriella, tii fa piacere essere definitiva dal giornalismo americano come la “rockstar della fisica quantistica”?

Mi lusinga. Mi dà l’impressione che abbiano capito in che modo io pensi. Per me la fisica va spiegata dal vivo, trattata dal vivo, amata dal vivo, proprio come il rock. Chi si nasconde dietro le spiegazioni da studio, come si fa per la musica elettronica, non si vive appieno questa straordinaria esperienza. Se recinti la fisica, specie quella quantistica,  nei libri, è come guardare un concerto di Springsteen sullo smartphone. Impeccabile, energetico, suonato a regola d’arte. Ma la botta alla pancia, non te la dà.

La.fisica va raccontata con passione, per farla suonare nelle orecchie di chi ascolta come un giro di basso potente durante un film di una batteria.

  • Cosa c’è in te della fisica (scienziata) e cosa della rock girl?

Entrambe le parti sono vive e vitali. Convivono e si danno il cinque come i wrestler. Fisica di giorno e rockgirl di notte, come Batman. Solo che, nel convivere nella stessa testa, a volte la fisica va ai concerti rock, li analizza, ne scopre il flusso e converte le.luci e i suoni in onde e particelle e a volte la rockgirl parla di fisica quantistica saltando sui tavoli come farebbe Angus degli ACDC durante un assolo della sua diavoletto.

  • E in quale ruolo ti identifichi maggiormente e perché?

Come ti dicevo, in entrambi i ruoli. Non c’era la scienziata al concerto del Rammstein, c’è andata solo la rock girl, pogando e saltando come  un elettrone che salta in un orbitale superiore e assorbendo energia sotto forma di fotone.

Ma una volta fuori dal concerto, ecco la scienziata che torna ad analizzare quello che è successo e com’è successo. Sono un dottor Jekyll and mr Hyde del rock o della fisica.

E, bada bene, ho detto “sono” e non “mi identifico”. Perché il segreto è essere le proprie passioni, tuffarvicisi dentro e cavalcarle come mustang. 

  • Ci vuoi raccontare come ti sei avvicinata al rock?

Mi ha cercato lui! È venuto a bussare nelle mie orecchie da piccola, non piccolissima, ma da piuttosto giovane. Grazie a quel suono che arrivava da una radio fuori sintonia, mi sono abituata a climi più ruvidi. Ho scoperto durante gli studi che il rock aiuta a concentrarsi. I 120 battiti al minuto, quelli di drive my car dei Beatles per intenderci o di I’m on Fire di Bruce Springsteen, mi davano un ritmo doppio di lettura ed efficienza durante gli esami. Poi ho scoperto la lettura veloce e ora posso leggere a ritmo di Basket Case dei Green Day ed essere rilassata.

Insomma, il rock mi ha dato la chiave di accesso ad un mio modo di intendere la disciplina dell’apprendimento e ora dell’approfondimento e della ricerca. Dio salvi il rock!

  • E ci racconti anche come stai collegando rock e fisica quantistica?

Certo! Mi rifaccio alle domande che sono spesso contenute nei brani, per esempio. Sono spesso domande esistenziali come “dovrei restare o dovrei andarmene” dei Clash o “è questa la vita vera o è solo fantasia” dei Queen.

Domande a cui la fisica quantistica dà risposte sorprendentemente esaurienti.

E poi ci sono i suoni, le distorsioni, le ispirazioni delle melodie, i concept album.

Tutti percorsi che, visti dal punto di vista dell’infinitamente  piccolo, riportano verso mete meravigliosamente quantistiche e spiazzanti.

  • Che cos’è esattamente il tuo Juke Box?

Il “jukebox della fisica – risposte scientifiche alle domande delle canzoni” è una serie che ho creato sui miei social, instagram e tiktok. L’ho creata con Alessio Tagliento, un riferimento della comicità in Italia. Ci divertiamo come matti a creare queste mie risposte scientifiche ai grandi dilemmi dei cantanti. Prendo seriamente i loro punti di domanda nelle canzoni, e questo fa molto ridere. Il “Jukebox della fisica” è ascolto, prima di tutto. Io ascolto un brano rock (anche pop, spesso) e colgo una domanda, un dubbio, un interrogativo che sbatte i piedi al ritmo della musica pregando di venire soddisfatto. Bene, quello è il momento in cui mi faccio prendere dalla passione accademica, reinterpreto quella domanda sotto un profilo scientifico e rispondo all’interprete come se la domanda fosse stata rivolta a me.

L’ho chiamato Juke box perché le domande fanno il rumore delle monete nel Juke box, quando mi entrano nel cervello. Sono quasi delle folgorazioni.

E allora sento il brano e rispondo di getto. Ci ho messo mesi per raccogliere le canzoni più disparate che contengono domande. Se ne avete segnalatemele, che devo rispondere io a tutte, una ad una.

  • Che tipologie di rapporti esistono tra rock (e musica in genere) e la fisica (e la scienza in generale)?

Tanti di quei rapporti, diretti e indiretti, da scriverne un sacco di libri.  Cominciando dai protagonisti: Dexter Holland, il cantante degli Offspring, è un biologo molecolare, Brian May ha un dottorato in Astrofisica. E poi le ispirazioni, le tematiche, le grandi domande. Sincronicity dei Police si rifà a Jung che si rifà a Pauli. La copertina di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd è la scomposizione della luce da parte del prisma, in strangeness and charme, Florence and the Machine parlano di particelle atomiche… 

E poi ci sono i legami indiretti, come l’uso della tecnologia per ottenere i suoni che sentiamo e i missaggi di cui possiamo godere. Tutto grazie alla fisica quantistica che ci porta ogni giorno più avanti, specie nell’elettronica.

  • Puoi ricordare qualche brano in cui i temi scientifici vengono affrontati ‘seriamente” e altri invece dove le conoscenze sono pari a zero o sottozero!

Come in Before and After Science di Brian Eno, la.scienza non deve essere spiegata in quanto tale, ma deve aleggiare tra le note per dare veridicità al contenuto. Non è strettamente necessario che nel brano ci sia una coerenza evidente tra il tema trattato e la sua ispirazione scientifica.

L’importante è che la scienza abbia dato modo all’artista di compiere un prodigio dell’anima partendo da ciò che prodigio non è e cioè la scienza stessa.

Astronomy Domine dei Pink Floyd parte da un pensiero scientifico,  Lux Aeterna dei Metallica ha un sacco di riferimenti alla luce e alla.sua velocità.

Poi accade come in Don’t stop me now dove le leggi della fisica se ne vanno a farsi fottere in cambio del divertimento di viaggiare alla velocità della luce.

  • In che modo la fisica può aiutare la musica? E viceversa?

Nessuna delle due ha bisogno dell’aiuto consapevole dell’altra. Collaborano già da sempre, senza averne necessariamente coscienza. 

 

 

 

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(qui in questa foto 
sono di fianco all'entanglement quantistico
all'IBM di Zurigo)


IL MIO MOTTO?
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Non state dove o con chi non vi fa fiorire.

gabriella

 

 

 

 

 

 

 

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