In vista degli Oscar a ‘Oppenheimer’ ho scritto un pezzo per LA STAMPA in cui racconto di Leona Woods…ecco le due pagine uscite oggi!

Ciao amici…in visa degli Oscar a Oppenheimer, LA STAMPA mi ha chiesto di mandargli un pezzo in cui racconto

il mio lavoro di ricostruzione storica di quel periodo, con la storia di Leona Woods.

La storia di Leona Woods è inedita, nessuno la conosce, sono la prima ad averla raccontata nei miei lavori (libro e teatro), dopo lunghe ricerche sul posto.,

nemmeno in America lo ha mai fatto nessuno prima di me.

E ne vado fiera.

(qui sotto vi metto il pezzo trascritto…)

Ci vediamo a teatro nelle prossime date, e ce ne sono tante a Marzo…

1 marzo Nembro -Teatro
4 marzo Uni Bicocca Milano
5 marzo Segrate
8 marzo Gravellona Toce
9 marzo Gent (Belgio)
11 marzo Novara -Circolo Lettori
13 marzo Bari -Teatro
15 marzo Rovigo
19 marzo Pavia -Collegio Nuovo
20 marzo Camerino -Università
27 marzo Monza -Teatro
E poi ricordatevi che dal 4 al 7 Aprile sono a Roma al Teatro India con ENTANGLED, OGNI COSA È COLLEGATA. 🫶
Ecco le due pagine su LA STAMPA!

 

Uno degli insegnamenti che ci lascia la storia di Leona Woods (fisica nucleare, la donna più giovane ad aver preso parte al Progetto Manhattan, e ad aver lavorato nel gruppo di Enrico Fermi alla Pila atomica) è che bisogna essere veri. Non fasulli. Presentatevi per ciò che siete. La cosa più difficile al mondo è far finta di essere diversi da quello che si è. Quando cominciate a sentirvi voi stessi, andate fino in fondo. Scoprirete che è un modo di vivere più facile. È la cosa più facile del mondo, essere se stessi. La cosa più difficile è essere ciò che gli altri vogliono.
Non lasciatevi cacciare in questa situazione. Trovate voi stessi, trovate ciò che siete, e mostratevi come siete. Allora potrete vivere semplicemente. Potrete usare tutta l’energia necessaria per tenere lontani gli spaventi. Sarete così forti da tenere a distanza gli spaventi. Non sarete più costretti a giocare il gioco degli altri. Sbarazzatevi di tutto. È quello che ha fatto lei e si è realizzata nel lavoro, in un ambiente duro e ostile. 💣
La donna della bomba atomica Mondadori, è uscito finalmente in libreria e su Audible letto da me.
Ho aspettato tanto questo momento. 💥
PS:
Se siete operatori culturali (avete teatri, organizzate festival, rassegne, etc) scrivetemi per avere lo spettacolo da voi: gabriella.greison@gmail.com …oppure, da questa estate, scrivete a
International Music And Arts perché la distribuzione è loro! La scheda artistica dello spettacolo in versione completa debutterà in estate, e avrà le musiche di Francesco Baccini (per ora le repliche che faró e che trovate sul calendario servono per testarlo, poi in estate ci sarà la versione ufficiale) la trovate nella sezione ‘spettacoli’ del mio sito.
Quindi per avere lo spettacolo da questa estate in avanti va scritto a loro -> isabella.ruggeri@internationalmusic.it e elena.faccini@internationalmusic.it

Infine volevo dirvi che sono in trattativa per vendere i diritti per farne un film…ma quanto è bella questa notizia???

 

.
Vi metto qui il pezzo su LA STAMPA…

di Gabriella Greison

I forti non sono amati da tutti. Sono scomodi. Sono poco manipolabili. I forti sanno sentire se stessi, conoscono i loro diritti e non sono disposti a rinunciarci. Per questo mi piace mettermi sulle loro tracce, soprattutto se scienziati, soprattutto se dimenticati. Tra i forti, i miei preferiti sono quelli che sanno essere felici. Ecco, quando trovo un personaggio così io mi innamoro. Mi è successo di recente, lei si chiama Leona Woods, ed è stata la fisica più giovane ad aver lavorato con Oppenheimer al Progetto Manhattan. Di lei non ha mai parlato o scritto nessuno. Per questo ci ho pensato io.

Ho trovato la sua storia mentre stavo cercando altro, stato approfondendo la figura di Arthur Compton, il fisico Premio Nobel che ha dimostrato sperimentalmente l’effetto fotoelettrico di Albert Einstein, e il nome di Leona mi è saltato all’occhio perché trovai che Compton le leggeva passi della Bibbia durante gli anni della costruzione della bomba atomica. Ho approfondito subito tutto. Di lei ho faticato a trovare informazioni, ho dovuto viaggiare in America per raccoglierle, nel New Mexico, poi a Princeton e a Chicago. E quando sono tornata in Italia, ci ho costruito intorno un romanzo e uno spettacolo teatrale, dal titolo “La donna della bomba atomica” (Mondadori, da pochi giorni in libreria, e in tour nei teatri).

Leona Woods si è laureata presto, all’età di 18 anni, in fisica nucleare, all’Università Chicago, era un vero prodigio nella tecnica dei rilevatori di particelle. Dottorato a 23, e il giorno seguente le hanno proposto l’assunzione al Progetto, nel gruppo di Enrico Fermi.

Leona è stata un asso nello studio della tecnologia a vuoto, è lei che ha risolto il problema dell’acqua pesante che ha mandato in blocco il reattore di Hanford, a cui nemmeno Fermi era riuscito a venirne a capo. Eppure, la comunità scientifica di Los Alamos la osteggiava, le battute che le facevano erano volte a sminuirla, le veniva detto di continuo che una donna ‘doveva occuparsi d’altro’. Lei non solo non si è occupata d’altro, ma durante gli anni di lavoro al Progetto si è anche sposata e ha avuto un figlio.

Il racconto che vi faccio di Leona è sotto forma di diario, e quindi non può non emergere dalle sue parole la figura di Enrico Fermi, suo riferimento indiscusso, oltre naturalmente al sopracitato Arthur Compton.

Enrico è stato la mente, la vera scienza dietro la costruzione della bomba atomica. Senza di lui, senza la sua Pila, non ci sarebbe stata la bomba al plutonio, non ci sarebbe stato nessun Trinity Test, e non ci sarebbe stato il successo americano tanto sbandierato dai film d’oltreoceano. Non ci sarebbero stati i calcoli esatti. Non ci sarebbe stata l’innovazione scientifica. E non ci sarebbe stato il lato più umano dell’intero Progetto. Fu Enrico ad evitare che altri scienziati si alleassero affinché Leona venisse mandata via perché incinta, fu Enrico che ha alleggerito tante giornate di lavoro di Leona proponendole nuotate al lago e spedizioni di pesca alla trota, fu Enrico che ha favorito l’impiego di Leona nelle fasi cruciali del Test, al posto di altri meno qualificati, premiandola quindi per merito, malgrado fosse una donna, e il suo utilizzo era malvisto da tutti.

Leona Woods non compare nel film “Oppenheimer” di Christopher Nolan. Ma il film, come tanti di quel genere, riesce ad assumere una tale aria di autorità a farci supporre che la sua sorprendente mancanza di rappresentanza femminile sia dovuta al suo ammirevole impegno per l’accuratezza storica. Non è così. Noi dobbiamo e dovremmo pretendere che un film del genere rappresenti in modo accurato ed equo le scienziate che erano proprio lì, insieme a Oppenheimer e ai suoi uomini, a garantire il successo del Progetto Manhattan. Nel film la prima donna parla dopo 30 minuti dall’inizio della visione, ed è una cameriera. Le altre che compaiono sono tutte mogli, amanti o in secondo piano e sfocate dietro agli uomini. Forse sarebbe stato appropriato se gli spettatori avessero lasciato la visione delle tre ore di film sapendo che Kitty Oppenheimer non si limitava a bere fino a ubriacarsi mentre si prendeva cura dei bambini, ma era anche una botanica qualificata che lavorava a Los Alamos per prelevare il sangue e testare i livelli di esposizione alle radiazioni dei suoi colleghi. Più di 600 donne hanno lavorato al Progetto Manhattan solo a Los Alamos. Quelle donne erano fisiche, ingegnere, chimiche, matematiche. Esistevano. Ma come sempre accade, molti dei loro successi sono stati dimenticati e rimangono non riconosciuti, sia dalla Storia sia dal Cinema. Per questo ci ho pensato io.

C’è un destino comune che accompagna i forti, hanno sempre qualcun’altro di fianco che vuole oscurare il loro splendore. Per questo ho ricostruito la storia della bomba atomica seguendo le tracce di Leona Woods, di Arthur Compton e di Enrico Fermi. I forti sanno sempre come risorgere. Perché malgrado tutto, sanno diventare quello che hanno sempre sognato di diventare.

 

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(qui in questa foto 
sono di fianco all'entanglement quantistico
all'IBM di Zurigo)

“Non state dove o con chi non vi fa fiorire”

 

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