Due pagine sul settimanale F con intervista bella come rappresentante dell’empowerment femminile moderno…e una serata che vi racconto…

Ciao amici…mi sono sempre piaciute quelle interviste sui settimanali femminili, in cui personaggi di spessore parlano di futilità varie della vita di tutti i giorni…ecco, me ne hanno appena fatta una così sul settimanale F, sono nelle prime pagine, e me ne hanno dedicate due, hanno scelto me come simbolo dell’empowerment femminile moderno per il numero in edicola in questi giorni, e ne vado fiera.

Ve la metto qui…cos’ la leggete. Il finale è in crescendo, da futilità varie si passa poi a cose grosse.

Come faccio sempre io nei miei monologhi, d’altra parte.

 

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Poi vi devo raccontare di una bellissima serata che ho vissuto ieri, all’apres coup di Milano, dove sono stata invitata dal mio amico Vincenzo Chinaski Costantino a fare dei pezzi del mio “Jukebox della fisica, risposte scientifiche alle domande delle canzoni”, il format nato sui social, e ora anche live, trasformato in spettacolo teatrale, da me e dal mio socio Alessio Tagliento.

Eravamo sul palco…e mi hanno fatto una bellissima foto…grazie Roberto Finizio!

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Poi c’è stata la bellissima serata al Teatro La Fenice di Senigallia, con lo spettacolo LA DONNA DELLA BOMBA ATOMICA.

E’ stato pazzesco vedere quel teatro pieno!

Tanta gioia…

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E noi ci vediamo nelle prossime date live…qui sul sito, nella sezione ‘date del tour’ ci sono tutte! E sono tantissime!
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Sono Leona Woods, una delle poche donne del XX secolo pagata per realizzare il suo sogno, una delle pochissime fisiche nucleari ad aver preso parte al Progetto Manhattan, sicuramente la più giovane.
Ci sono stati momenti in cui mi sminuivo, altri in cui non rammentavo i dettagli di alcuni episodi, e il terrore di essere giudicata dai colleghi maschi mi gelava le parole in gola. Altre volte ho avuto paura di raccontare le cose esattamente per come sono andate. Oggi tutti quei freni non li vivo più, non mi servono e nemmeno me li ricordo molto bene. E quando mi chiedono cosa ho fatto nella vita, io rispondo soltanto che ho fatto quello che faceva Enrico Fermi, ma con diciannove anni di meno, e incinta.
Durante la costruzione del reattore nucleare a Hanford, ero l’unica donna. Durante l’esplosione del Trinity Test, ero l’unica donna. Alla riunione conclusiva a Los Alamos, ero l’unica donna. Se avessi ricevuto un dollaro per tutte le volte che ho avuto ragione, ora sarei ricca. Se avessi ricevuto un dollaro per tutte le volte che mi hanno dato ragione, ora avrei un dollaro. E sarebbe il mio.
Lo avete letto il libro?
“La donna della bomba atomica”, Mondadori -> clicca!
Noi come esseri umani siamo parte di sistemi complessi, e come tali possiamo scegliere di oscillare in fase, ed è una delle cose più belle che possiamo decidere di fare. L’oscillazione in fase, in fisica, si chiama risonanza. La risonanza permette a due onde che si incontrano di avere una interferenza. L’interferenza è costruttiva quando permette di amplificare ancora di più il risultato finale, rispetto al segnale in ingresso. A me personalmente il concetto di risonanza piace parecchio. Risuonare in fase, creare una risonanza porta molto lontano con la mente, e mi evoca momenti di gioia con un’altra persona. Essere in risonanza con qualcuno significa stare bene. Allora io vi auguro di vivere la vostra risonanza! Il fenomeno della risonanza provoca un aumento significativo dell’ampiezza delle oscillazioni, che corrisponde a un notevole accumulo di energia all’interno del sistema. Cioè entrambi ne uscirete più forti. Risonate! 🧡⚡️
Se volete saperne di più, leggete il mio libro “Ogni cosa è collegata” clicca!
“Io penso che la realtà sia solo un’idea che noi vogliamo dare alle cose che guardiamo. L’equazione di Schrödinger dice che non c’è nulla di definitivo nelle cose che non vediamo. Il mondo è tutto ciò che accade e anche tutto ciò che può accadere.”
Per saperne di più leggi “Ogni cosa è collegata” Mondadori 👉 clicca! ⚡️
Ps: se siete operatori culturali, o avete festival o eventi dove volete invitarmi, c’è la sezione ‘spettacoli’ e potete trovare tutte le schede artistiche degli spettacoli che faccio girare, sono dieci in tutto 👉 https://greisonanatomy.com/descrizione-monologhi/ 💣
E scrivetemi per averli gabriella.greison@gmail.com 🫶
È la fisica, baby! 🤟
Uno degli insegnamenti che ci lascia la storia di Leona Woods (fisica nucleare, la donna più giovane ad aver preso parte al Progetto Manhattan, e ad aver lavorato nel gruppo di Enrico Fermi alla Pila atomica) è che bisogna essere veri. Non fasulli. Presentatevi per ciò che siete. La cosa più difficile al mondo è far finta di essere diversi da quello che si è. Quando cominciate a sentirvi voi stessi, andate fino in fondo. Scoprirete che è un modo di vivere più facile. È la cosa più facile del mondo, essere se stessi. La cosa più difficile è essere ciò che gli altri vogliono.
Non lasciatevi cacciare in questa situazione. Trovate voi stessi, trovate ciò che siete, e mostratevi come siete. Allora potrete vivere semplicemente. Potrete usare tutta l’energia necessaria per tenere lontani gli spaventi. Sarete così forti da tenere a distanza gli spaventi. Non sarete più costretti a giocare il gioco degli altri. Sbarazzatevi di tutto. È quello che ha fatto lei e si è realizzata nel lavoro, in un ambiente duro e ostile. 💣
La donna della bomba atomica Mondadori, è in libreria e su Audible letto da me (come tutti gli altri libri).
Ho aspettato tanto questo momento. 💥
Vi metto qui uno stralcio delle tante interviste uscite in questi giorni…

Gabriella, come si è imbattuta nella storia di Leona Woods? Ci racconta il lungo lavoro di ricerca che l’ha portata a ‘La Donna della bomba atomica’?

“Ho iniziato a pensare a Leona nel 2019, poco prima della pandemia. Leggendo tra le righe di un libro in inglese, in cui si parlava di Arthur Compton, uno dei fisici creatori della fisica quantistica, che sta in posa nella fotografia del 1927 che è la mia ossessione, quella a margine del V Congresso Solvay e che è diventata poi il mio cavallo di battaglia nel primo libro ‘L’incredibile cena dei fisici quantistici’ (2015, Salani). Siccome volevo occuparmi di lui, perché lo sto facendo per ogni personaggio in posa in quella foto, mi sono imbattuta in Leona Woods. In pratica, il nesso è stato che Arthur Compton leggeva la Bibbia a Leona, ogni sera dopo il lavoro al Progetto Manhattan.

Fantastico, ho detto! Leggo meglio di Leona e scopro che è fisica nucleare, come me, e che è stato un prodigio, come me, e che la sua battaglia più grande è stata quello per essere riconosciuta per quello che faceva nella sua professione, in un mondo totalmente maschile, come quello della fisica nucleare e quantistica. Quindi mi sono detta: perfetto, è lei il mio nuovo obiettivo. Poi è scoppiata la pandemia e non ho potuto viaggiare, perché per scrivere di lei e raccogliere informazioni avrei dovuto fare un viaggione nell’America più dura, quella del New Mexico, e allora ho rimandato.

Nel frattempo ho scritto di altri due fisici presenti in quella foto: sono usciti i libri ‘Ucciderò il gatto di Schroedigner’ (Mondadori) su Erwin Schroedinger, e ‘Ogni cosa è collegata’ (Mondadori) su Wolfgang Pauli. Contemporaneamente ho letto tutto su di lei, in qualsiasi lingua. E l’estate scorsa sono partita per l’America. Ed eccomi qui con un audiolibro su Audible, il libro e lo spettacolo teatrale che ho appena fatto debuttare nei teatri e che girerà il mondo, le date sono sul mio sito www.GreisonAnatomy.com”.

Come mai il ruolo di questa scienziata – e non solo il suo – è stato dimenticato nel Progetto Manhattan?

“Perché era una scienziata in un luogo totalmente maschile. La fisica, in particolare la fisica quantistica e nucleare, è sempre stata lo svago degli uomini, per le donne c’erano altri svaghi, come curare i malati, fare figli, stare con la famiglia. E da svago, poi, per gli uomini, è diventata una professione, ma l’ambiente è stato sempre storicamente più maschile di Sparta, più maschile di una caserma dei Marines, più maschile di un barbecue il 4 Luglio. In America, figuriamoci in Europa. Parlare di Seconda Guerra mondiale è macho, parlare di bomba atomica è macho, per questo sono sempre stati gli uomini a farlo. A farlo, a parlarne, a commentarla. Avete mai sentito una storica donna che parla di Seconda Guerra Mondiale? Figuriamoci la costruzione della bomba. Per questo io mi sono immersa totalmente in questo lavoro. Lo faccio io. Come esempio per tutti”.

L’espediente della narrazione in prima persona porta inevitabilmente ad un’esperienza di immedesimazione tra narratore e personaggio molto forte. Per lei com’è stato dare, letteralmente, voce a Leona Woods?

“Oramai io sono Leona Woods. Una persona che racconta una storia più e più volte, spesso diventa la storia stessa. In questo senso, è immortale. Raccontando così tante volte la sua vicenda, io sono (diventata) lei e, infatti, chi viene a teatro a sentirla vedrà un accavallarsi dei suoi pensieri di donna anni 50 con i miei più moderni. La storia che racconto è quella di cambiamento. Io attribuisco molta importanza al cambiamento. Tutti dobbiamo sapere che è possibile, altrimenti non vivremmo. Non riesco a capire perché chiunque non smani dal desiderio di imparare, perché imparare non sia la più grande smania del mondo… visto che significa divenire, rinascere. Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo. Chi ascolta questa storia si immedesima totalmente: è successo a me, succederà a chiunque”.

Gabriella Greison

C’è qualche passaggio in particolare, nella lettura del testo, che l’ha toccata o l’ha fatta sentire più vicina a Woods?

“Leona ha la battuta pronta, è molto ironica. Non vuol dire che sia cinica o sarcastica, no, lei è simpatica, tutto qui. Figuratevi come viene presa questa simpatia in un ambiente serissimo come quello che vi ho descritto. Per questo, nella lettura dell’audiolibro e nello spettacolo teatrale, io metto molta leggerezza in tantissimi passaggi, anche ostici, in cui racconto cose più tecniche sulla bomba atomica. Io sono come lei, totalmente. Lo faccio con la bomba atomica e con la vita”.

Essendo anche l’autrice del libro da cui è tratto l’audiolibro, “la voce” che l’ha aiutata nella stesura del testo è diversa da quella che poi l’ha letta? E se lo è, in che senso?

“Lo leggo come recito a teatro, e come recito a teatro sono io. È questa la mia forza, il marchio. Per questo arrivo a chiunque in maniera efficace. In questo caso la voce di Leona era molto simile alla mia, perché era una ragazza che voleva realizzarsi nella fisica, e lo faceva con grande entusiasmo, nel posto dove tutto era possibile”.

Questo non è il suo primo audiolibro dedicato a figure femminili che hanno rivoluzionato il mondo della scienza (pensiamo a ‘Cara Marie Curie…’). Quanto è importante dare voce alle donne che hanno combattuto per tutti?

“Cara Marie Curie” è stato il mio secondo audiolibro per Audible, ed è stato molto potente registrarlo. Ci ho messo tanto di me, al punto che se sono uscita rafforzata, più energica. Figuratevi che bello vivere la storia di una donna due volte Premio Nobel, in fisica e in chimica, un primato che non è stato mai raggiunto da nessuno neanche oggi. Quindi lei è stata la più brava tra gli uomini e la più brava tra le donne!”

Dal passato al presente: se da una parte c’è l’urgenza di competenze Stem, resistono troppi stereotipi che pesano sulle donne, il cui potenziale risulta perciò inespresso. Cosa ci insegna la storia di Leona Woods? E, secondo lei, cosa serve per iniziare una vera rivoluzione di genere nelle professioni scientifiche?

“La storia di Leona è una storia a lieto fine, a differenza di un’altra storia che ho raccontato sempre su Audible in un altro audiolibro ‘Einstein e io’ (Salani) dedicato a Mileva Maric, la fisica prima moglie del genio che non si è realizzata nella professione a causa dell’ambiente maschilista di cui era circondata. Leona invece si realizza, è la rivincita di Mileva. L’insegnamento è prendere la vita come la prendeva Woods, come una sfida. Quando le chiedono: ‘Ma una sola donna in un gruppo di 15 uomini non è sproporzionato?’, lei risponde ‘Erano solo 15 ma erano bravi’.

Io mi pongo come role model per i ragazzi e loro mi riconoscono come tale, e mi seguono ovunque, mi sostengono in tutto quello che faccio. Sui social, con me sono molto presenti, viaggiano per venirmi a vedere a teatro nei posti più disparati. Sono molto felice di essere circondata da loro, per questo non posso sbagliare, per questo sono invogliata a dare sempre di più. Esseri umani in rapporto intellettivo con altri esseri umani, il massimo a cui si possa ambire.

I ragazzi fanno così: prendono ciò che ho da dargli, lo sommano a quello che già hanno, e poi se ne vanno con qualcosa di ancora più bello. Anche a me capita lo stesso. La cosa sorprendente, ogni volta che faccio una replica dei miei spettacoli in cui racconto una storia così forte, è che capto le vibrazioni di chi sta seduto e mi ascolta. E stabilisco questa connessione, incredibile: tra il pubblico, davanti a me, mentre parlo, certi visi mi spiccano agli occhi, certi corpi che vibrano li vedo. Ogni tanto, quando mi capita di aver bisogno di un appoggio, li guardo e ricevo un sorriso che mi dice ‘continua, stai andando benissimo’. E allora in quel momento posso fare davvero di tutto”.

Per i miei libri -> segui questo link: clicca!

Per i miei monologhi e spettacoli teatrali in tour -> segui questo link -> clicca!





(qui in questa foto 
sono di fianco all'entanglement quantistico
all'IBM di Zurigo)

“Non state dove o con chi non vi fa fiorire”

 

 

 

 

 

 

 

 

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