Il mio ultimo incontro con Rita Levi Montalcini, per Vanity Fair

Chiude il 2012, lei, che aveva aperto il 1900. Rita Levi Montalcini ci lascia a 103 anni. Se ne va, con l’ultimo saluto dalla finestra di casa sua, a via di Villa Massimo. Ancora lucida, ancora intelligente. In quella casa, dove abbiamo cercato anche noi di intervistarla di recente. Era fine aprile, e ci eravamo quasi riusciti. Ma la sua salute era già agli sgoccioli, e ci fece solo quel saluto con la mano, mentre gli occhi dicevano già altro. Anche se nella testa aveva ancora, sempre, tutto:

perché ha mantenuto fino all’ultimo le sue abitudini: l’aggiornamento sugli studi di ricerca che portano avanti i ragazzi del suo gruppo scientifico, il suo costante sostegno ai giovani, l’amore per le piante e per i quadri della sorella Paola, da cui era circondata ogni giorno. Erano anche tante le curiosità, sulla scienziata più delicata del mondo: la voglia di portare con se sempre un cameo rappresentante il giglio di Firenze e i bracciali da lei stessa disegnati.

Dunque, le sue abitudini: Rita Levi Montalcini era un Senatore a vita, che all’età di 103 anni ancora chiamava ogni giorno, appena sveglia, la fondazione che porta il suo nome, e che ha sede a Roma, per dare consigli e indirizzare gli studi. Aveva “scarso interesse nel mangiare e nel dormire” (diceva lei stessa), infatti mangiava una volta al giorno, a pranzo; di recente aveva perso l’uso della vista, mentre per l’udito utilizzava una macchinetta che amplificava i suoni. Utilizzava il tatto, come senso più sviluppato: amava curare le piante del terrazzo.

Fino agli ultimi giorni, ha accolto ancora in casa i suoi più stretti collaboratori dell’Ebri; argomento che ha sempre avuto in testa: la ricerca sull’Nfg, la sigla della proteina che stimola la crescita delle cellule nervose, che le è valso il Nobel nell’86. Mentre lo studio sulle malattie neurovegetative, cominciato da lei più di mezzo secolo fa, e tutt’ora in corso, ed è il motivo che spinge la sua fondazione a restare ancora in vita.

Ha sempre coltivato i rapporti umani, “come compensazione alla sua scarsa propensione nel guardare la televisione o ascoltare la musica, al massimo si concede i classici, Bach e Beethoven”, come raccontavano i vicini di casa. In casa le piaceva essere circondata dai quadri della sorella Paola (“in particolare, uno in anticamera, si tratta di un suo ritratto fatto subito dopo la seconda guerra mondiale”). Il pavimento del terrazzo è il luogo, oltre allo studio, che amava di più, per via di un mosaico rappresentante una Camera a Bolle con la traiettoria delle particelle cariche mentre incontrano ioni positivi e negativi. E, poi, la passione per i fiori: rose bianche e gialle, azalee, iris, orchidee, ciclamini, stelle di natale, bouganville. Innaffiava e accarezzava ogni giorno, e di cui non si faceva mancare mai il profumo, e con cui è restata fino alle ultime ore.

Nel quartiere, vicino a viale di villa massimo 3, in una zona con grande fervore politico e intellettuale di Roma, tra piazza Bologna e San Lorenzo, vicino alla Sapienza, raccontano che, fino a poco tempo fa, la si poteva incontrare mentre si concedeva una passeggiata nel viale di pini, fermandosi all’edicola di via Catanzaro, o allungando verso la libreria di via Siracusa, per arrivare al parco di Villa Torlonia, e passare qualche ora tra il verde, ma con la testa sempre sui suoi studi di ricerca.

Il suo stile era inconfondibile: i capelli sempre raccolti, bianchi, curati, sono sempre stati il suo vezzo. Così come i bracciali disegnati da lei, e il cameo con il giglio di Firenze, che portava sempre sul vestito (“ama il colore blu, come i suoi occhi”). Un pochino di vanità le è sempre rimasto: si curava di tutto punto, quando doveva ricevere i collaboratori la mattina. Indossava da sempre vestiti lunghi, stretti in vita, e con il collo alto, e abbottonato. Raccontano i condomini che qualche volta si è pure concessa il parrucchiere di via Belluno, ma tanti anni fa. Come vogliamo ricordarla noi.

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Comments

  • Anch io ho visitato e conosco Baires.E’ proprio così.Da collega giornalista/pubblicista,che si occupa di sanita’,complimenti.lillo Craparo

    Calogero Craparo
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