Aggressione antisemita a Campo de’ Fiori. Ecco come è andata
E arriva l’ambulanza, che però non può passare perché il passaggio è bloccato. Meno male che nella piazza di Campo de’ Fiori c’è sempre la camionetta dei Carabinieri. Ah, no, stavolta non si trova nemmeno quella. Insomma, è andato tutto storto. E così, qui, nel cuore di Roma, tra mezzanotte e le due, si è consumata la più brutta notte di violenza e brutale devastazione, che si ricordi. Con conseguenze gravi per le persone colpite. Spettacolo schifoso. Non gentaccia vestita da Zorro, ma gentaccia e basta, che aveva premeditato l’azione punitiva. Un tragico Far West, dove quaranta ragazzi con viso coperto, caschi in testa, guanti tirapugni, coltelli e mazze hanno preso di mira trenta tifosi del Tottenham che stavano bevendo birra in un locale che si affaccia su Campo de’ Fiori, il “Drunken ship”. La notte è quella precedente alla partita di Europa League, Lazio-Tottenham, quella tra mercoledì e giovedì: e ieri per tutto il giorno si sono susseguite migliaia di informazioni sull’accaduto. Innanzitutto, lo stato di salute degli inglesi, vittime del raid: sette feriti, uno operato in codice rosso al San Camillo per un’arteria femorale recisa, gli altri con lesioni gravi, chi alle braccia, chi al torace, chi in faccia, chi alla testa.
Fin dalle prime ore del mattino la polizia ha fermato alcuni italiani per l’assalto al pub, 15 teppisti. Si tratterebbe di ultrà, sia romanisti sia laziali, ma soprattutto di ragazzi vicini ai movimenti di estrema destra romani. Oltre a loro, all’assalto avrebbero partecipato almeno altre venti persone, armate di coltelli, bastoni, spranghe. Il gruppo sarebbe giunto da piazza della Cancelleria e via del Pellegrino: gli incappucciati hanno distrutto lo storico ritrovo dei turisti anglosassoni e americani in vacanza a Roma e anche delle comitive di tifosi in trasferta, e se ne sono andati. Il pub: devastato completamente, tavoli distrutti, panche spaccate, bicchieri a pezzi, bancone sfasciato, ieri è stato aperto dal proprietario, Marco Manzi, per mostrare tutto alle telecamere, e rilasciare le prime dichiarazioni: «Una violenza inaudita. Tutti tra i 40 e 50 anni, che grazie all’assenza totale di forze dell’ordine, hanno potuto fare lo scempio. Eppure, per i controlli antimovida e l’igiene dei locali, sono sempre presenti: che strana assenza». Giuseppe Tamborra è un ragazzo, tra i tanti, che stava passando la sua serata a Campo de’Fiori con gli amici; lui ha visto tutto: «Gli agenti, tre per la precisione, sono arrivati grazie alle nostre grida: non si vedeva uno straccio di poliziotto in tutto l’isolato. Anche i soccorsi, tutti in ritardo. È stata una notte terrificante».
La stampa inglese, intanto, ha diffuso la notizia seguendo la linea del raid antisemita. «Presa di mira la tifoseria filo israeliana», titolava ieri il sito del Daily Mail. La curva del Tottenham è infatti famosa perché espone la Stella di David in rappresentanza del quartiere londinese della comunità yiddish. Probabilmente gli ultrà romani lo sapevano, oppure lo hanno appreso durante l’incontro d’andata nella capitale inglese, e hanno organizzato l’assalto nei minimi dettagli. Tra le due tifoserie, però, non c’era stata ruggine in precedenza tranne un episodio, nel match di andata a Londra, quando alcuni giocatori del Tottenham, Jermain Defoe, Aaron Lennon e Andros Townsend, furono bersaglio di cori razzisti. Il Tottenham è considerata la squadra degli ebrei di Londra. Il gruppo principale di tifosi ultrà si chiama “Yid army” (armata ebraica) e spesso i supporter incitano i propri calciatori chiamandoli “joden” o “yid”. La matrice antisemita, del resto, è stata confermata anche dai testimoni, secondo cui la spedizione punitiva è stata accompagnata grida inequivocabili sull’origine ebraica dei tifosi: «Urlavano: ebrei, ebrei». Il gruppo, quindi, era eterogeneo, unito dal razzismo e dall’antisemitismo. Infatti, tra gli arrestati, c’è anche un tifoso della Roma, accusato di aver partecipato attivamente al raid contro i tifosi inglesi. E durante le perquisizioni nell’abitazione del romanista (“daspato” nel 2007) sono state trovate diverse «armi improprie». Gli unici episodi che si ricordano, recenti, legati ad azioni antisemite a Roma, sono quelli del gruppo “Militia”, con Maurizio Boccacci, ed altri quattro esponenti del movimento, arrestati un anno fa.
Le immagini del pub devastato, anche durante la partita di ieri sera (in cui non è successo niente di violento nei dintorni e dentro lo stadio, ma la curva della Lazio ha esposto lo striscione “Free Palestine”, e fatto cori “Juden Tottenham”), sono rimaste ieri su tutte le prime pagine dei siti inglesi, e la notizia girava a rullo sulla Bbc. Una pessima immagine della Roma calcistica (già ribattezzata dal Daily Telegraph “the stab city”, la città degli accoltellamenti), che già nel 2006 – ricorda prontamente il sito del tabloid Sun – era stato teatro di una pugnalata, proprio nello stesso pub, ad un tifoso inglese alla vigilia dell’incontro tra Roma e Middlesbrough. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, intervenuto a fine mattina, ha preso subito le distanze: «La curva laziale non c’entra niente. Già dal 2004 la società ha allontanato un certo tipo di tifo. Sui veri responsabili dell’assalto di Campo de’ Fiori usciranno delle sorprese». Il pretesto della partita di pallone, rimane. Ma i servizi segreti l’avevano già detto: un certo tipo di tifo legato alla criminalità, alle cosche, ad una perversa marginalità si sta riorganizzando. Ci sono una trentina di correnti nuove, pericolose, legate alla bassa politica che preoccupano. E questi teppisti osceni e archeologici, ma veri e feroci nella loro bestialità, a noi continuano a fare molta paura.
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