Il funerale di Andrea, il bambino che si è impicatto per gli attacchi omofobi e di stalking
Piccoli e cattivi. Piccoli bastardi. È sgradevole, è sbagliato scrivere cose così su dei ragazzi nemmeno maggiorenni, ma queste sono le parole e – in queste parole – c’è tutto il ricordo e ancora la paura che si portano dietro i suoi compagni di classe. Non sono riusciti a seppellirlo, Andrea. Stava ancora lì. Tra i loro banchi, nelle loro parole, davanti ai loro occhi. E quando alle quattordici del pomeriggio hanno chiuso l’aula – seconda A del liceo scientifico Cavour – per avviarsi ai funerali dell’amico, che martedì si è tolto la vita impiccandosi con una sciarpa appesa alla scala di casa, avevano tutti la faccia spenta. La stessa faccia, piena di lacrime, di dolore, che poi con un gesto di forza pazzesco hanno mostrato a tutti, fuori dalla chiesa in piazza del Verano: perché si sono fatti largo, tra i parenti, tra gli altri amici, e hanno chiesto di portare loro la bara fino all’altare. Sono le tre del pomeriggio, sta per iniziare la celebrazione, l’ultimo saluto all’adolescente di 15 anni che ha subito questa brutta vicenda di omofobia e stalking. E le parole che senti dire dai suoi compagni di classe, sono di disperazione, di rabbia. «Chi ha preso in giro Andrea, con quelle scritte stupide, la pagherà cara. Sono state scritte cose assurde, infanganti per chiunque, e Andrea ha ceduto per debolezza».
Piccoli cattivi e assolutamente fuori di testa. Così vengono chiamati adesso. «Lo hanno trattato proprio male. Ma la derisione per una eventuale scelta sessuale, non può essere motivo di suicidio. Ma lui, tra l’altro, gay non lo era affatto». A parlare adesso, è il nonno. Il prete sta cominciando l’omelia, e i suoi amici sono tutti stretti intorno alla bara, vicino all’altare. È il momento di leggere una lettera, parla una compagna, la sua voce è strozzata: «Sei l’unico ragazzo che mi abbia fatto cambiare idee su molte cose, avevi tanti pensieri originali. I folli sono i migliori. Nascondevi problemi, preoccupazioni, angoscie: ma avevi una parola utile per tutti noi. Ammettilo: sei un disastro, lassù non prendere in mano un pallone da basket, e non far vedere le verticali, che proprio non le sai fare. Gli angeli ti stanno aspettando con le ali aperte».
Parte il violino. Una ragazza lo suona con un’eleganza, un trasporto, una delicatezza da togliere il fiato. Andrea faceva parte del coro della scuola, e questa melodia era la sua preferita. Adesso, prende la parola la madre, la signora Daniela. «Lui aveva una sensibilità più spiccata di altri, tutto qui. Se fosse stato gay, a me lo avrebbe detto. Perché ci dicevamo tutto. Eravamo uniti, e sinceri. Diceva di me che ero fantastica. Eravamo il completamento, l’uno dell’altra. Mai avuto dubbi sulla sua identità sessuale. Noi non avevamo vergogna di niente. Solo persone cattive, diffamanti, hanno creato quel profilo. Fuori da qui: non li voglio mai più vedere in vita mia. Le foto che hanno fatto il giro dei giornali, erano quelle di un carnevale». La signora Daniela è distrutta, ha gli occhi tanto gonfi sotto quegli occhiali spessi. Il nonno dice che gli sta dando dei sedativi, per calmarla. Al fratellino, invece, è stato affiancato uno psicologo: lui era in casa, martedì mattina, e ha visto tutta la scena. C’è anche uno zio, tra i parenti, che segue con cura tutta la cerimonia.
Ora è il momento dell’uscita dalla chiesa. La bara che viene riportata in macchina. Il percorso verso il cimitero di Prima Porta è ancora lungo. Ma la madre, la signora Daniela, ha bisogno di parlare, di sfogarsi: «Non capisco, non accetto tutto questo. Mi manca tutto di lui. Come è potuto accadere?».
E adesso la magistratura vuole capire cosa c’è dietro a quel gesto: la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta, al momento senza indagati o ipotesi di reato. Ma si potrebbe arrivare a ipotizzare l’istigazione al suicidio. C’era anche un avvocato, al funerale. Ha riunito tutti, e dato appuntamento a lunedì mattina, quando verrà fatta una conferenza stampa ufficiale. I compagni di classe se ne vanno per ultimi, le ultime frasi sono le loro: «È uno schifo quello che è stato fatto contro Andrea. Ma in che società viviamo? Quegli stronzi che lo hanno preso in giro…».
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