Elezioni 2013, casa Pd (1 puntata): durante lo spoglio, dall’euforia alle lacrime

Casa dell’Architettura, zona Esquilino, i primi exit poll vengono proiettati sul grande schermo. Le reazioni, dei dirigenti del Pd presenti, sono di grande euforia. C’è chi butta le braccia al cielo, chi fa una corsa e si accende una sigaretta nel patio esterno, chi azzarda un «È fatta». Sono le tre del pomeriggio, nessuno in questo momento avrebbe pensato che dopo un’ora, la situazione sarebbe cambiata completamente. Infatti, appena escono le prime proiezioni, i dirigenti del Pd spariscono. Quelli che si vedono ancora nella sala detta «acquario», sono tutte scese. Paola Concia con lo sguardo spento. Enrico Letta con espressione distrutta. Stefano Fassina che incredulo scuote la testa e dice «No, non è possibile». È lui il primo a fare un discorso più completo, su questo cambio improvviso di prospettive (gli instant poll davano Bersani vincente a Camera e Senato, in particolare al Senato Pd 36-38%, mentre Pdl-Lega al 30-32%, mentre solo la Lombardia come regione ancora in bilico; poi, dopo le proiezioni: Berlusconi avanti e Pd staccato di un punto, Grillo subito dietro di 6 punti; ma tutto è un continuo balletto). Dicevamo, le parole di Fassina riassumono gli stati d’animo attuali nel Pd: «I dati che ci sono arrivati sono folli, non è possibile che gli italiani si siano fidati ancora di Berlusconi, dopo tutti i danni che ha fatto. Siamo partiti con grande euforia, e poi abbiamo avuto un flash. Il nuovo governo così non potrà fare niente. Colpisce, comunque, la differenza così marcata tra quello che si pensava all’inizio, e i nuovi dati. Sarà un lungo pomeriggio, di cambi di fronte continuo. L’Italia è nei guai grossi. Così il governo è instabile».

Davide Zoggia è ancora più preoccupato: «Il problema è serio, lo scenario che lascia intravedere le nuove proiezioni non è positivo». Poi, parla Enrico Letta, ed è più tranchant di tutti: «Si torni a votare. Se le cose stanno così, si farà subito la nuova legge elettorale, per tornare alle urne». La Concia, invece, ha scelto la strada del silenzio, non vuole rilasciare più dichiarazioni: «Basta, aspettiamo. Non si può ancora capire niente». La sala dove stasera (il suo arrivo è previsto intorno alle 19.30/20), parlerà il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è strapiena: sono stati accreditati più di 600 persone, tra giornalisti e operatori. Parla anche Emanuele Fiano: «Aspettiamo, non c’è fretta», poi, arrivano anche Matteo Orfini, Lapo Pistelli, e Paolo Gentiloni («La scelta degli italiani non può essere quella delle prime proiezioni, non ci credo»). Le proiezioni continuano a ballare, tra Pdl e Pd si giocano il primo e secondo posto, al terzo c’è fisso Grillo. La Lombardia è la regione chiave, per capire come andranno le cose al Senato. Perché visto il presente sistema elettorale, a differenza che alla Camera, al Senato – basato sui voti regionali – se si perde una regione, non si ha più un numero di posti sicuri. E così scatta la necessità di un’alleanza con Monti (ma anche questa è tutta da vedere, perché Casini, e quindi Monti, sembra essere in caduta). Infatti, Lapo Piselli dice: «Prima di parlare di alleanza, guardiamo Monti quanto tool 20 tadalafil prende, e soprattutto quanto prendiamo noi». Il Centrosinistra era partito per vincere a mani basse, poi la lenta risalita del Pdl, poi lo tsunami Grillo, ed ecco che le certezze si dissolvono. L’alleanza con il professore servirebbe al Pd per avere un minimo di stabilità. Oppure, sempre nel caso di Palazzo Madama, se arrivassero veramente pochi seggi, il Centrosinistra risulterebbe il primo partito, ma non avrebbe i numeri per governare. E quindi, ecco che l’accordo con Monti servirebbe addirittura per tenere in piedi la legislatura. Infine, gli ultimi pensieri che girano, sono i più pessimisti, o scaramantici: c’è chi parla solo di «primo atto», per queste elezioni. Qualcuno sostiene che il nuovo governo, che si insedierà domani a Palazzo Chigi, avrà vita breve: e tra sei mesi, un nuovo ritorno alle urne.

 

 

 

 

E’ sul sito di Vanity Fair

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