La storia del quinto piano del Googleplex a Mountain Views, California, dedicato alle donne della fisica…la racconto su Robinson di Repubblica in edicola!

Ho trovato una storia bellissima. La racconto oggi su ROBINSON l’allegato culturale di La Repubblica in edicola oggi (domenica 9 dicembre 2018), c’è tutta pagina 10 per perdervi nel nuovo “quinto piano” di Google, a Mountain View, California, dedicato ai fisici che hanno fatto la storia! Strepitosa la scelta, la selezione dei nomi da attribuite ai padiglioni: ve ne dico solo uno: Hedy Lamarr.

Ecco la pagina…

Piccolo dettaglio in fondo alla pagina…ehm…

 

 

Ecco la storia…

 

Quartier generale di Google, Mountain View, California. Il Googleplex è in piena espansione. Nei giorni scorsi è filtrata la notizia che il colosso ha speso un miliardo di dollari per acquistare i terreni confinanti col suo parco tecnologico. Poco più in là, nella vicina, Sunnyvale, si progetta un’espansione per il polo cloud da 67 miliardi: il business più grande di tutta la Silicon Valley. Ma non è questa una cosa interessante per una fisica come me. C’è dell’altro. Perché proprio qui, nella casa di Google, tra un rifacimento e l’altro, hanno deciso di intitolare un piano, nuovo di zecca, ai fisici più famosi della storia. ”Andiamo al piano dei fisici”, dicono così quelli che si danno appuntamento in questi saloni, e neanche il numero del piano aggiungono (figuriamoci, per i fisici non sono mica importanti i numeri, non sono mica banalissimi matematici. Per amore di giornalismo però lo dico: il piano è il quinto). La curiosità, per me, diventa crescente come nemmeno una curva esponenziale. I fisici che hanno fatto la storia su questo piano hanno tutti il loro nome esposto fuori dai padiglioni. Dice così il primo cartello: ”State per entrare nella storia”, segue freccia.

Anche la preparazione per raggiungere il piano è suggestiva. La piantina è posta fuori dalle porte di ingresso dei singoli padiglioni. Tutti padiglioni qui, sì, perché al Googleplex ogni cosa è gigantesca, non si possono certo definire semplici sale conferenze. E la nuova visione che hanno gli americani della storia sta tutta nella selezione dei nomi dei fisici che hanno messo all’ingresso: perché è questa è la notizia più bella dell’intera vicenda.

La prima cosa che salta subito all’occhio è l’alta presenza di donne nella lista dei nomi, e di tre fisiche contemporanee: Lisa Randall, Lene Hau e Sandra Faber. Randall, americana, la prima donna con una cattedra di fisica teorica a Princeton. Hau, danese, ha guidato il gruppo di ricerca ad Harvard che ha rallentato la velocità della luce. Faber, astrofisica californiana, ha dato nuove regole all’espansione delle galassie. Interessante è anche la presenza della sala dedicata a Hedy Lamarr: tutti quelli che passano di qui si fanno i selfie accanto al suo nome e alla sua foto, la più ambita. Hedy, la diva di Hollywood, la donna più bella del mondo (fino all’arrivo di Marilyn Monroe), l’inventrice del nostro wifi. E così ha fatto anche il professore di fisica teorica di Riverside, Philip Tanedo, di passaggio da queste parti, che commenta con me: ”Il fatto divertente è anche la presenza della sala chiamata ‘Vera Rubin Color’. Un vero e proprio ossimoro, visto che la Rubin è stata importante per lo studio della materia oscura”. Che mi dice: “La scelta dei nomi non è casuale, è un chiaro segnale di inclusione, le donne nella scienza sono tante, e vanno raccontate con orgoglio”.

Non c’è Albert Einstein, ma ci sono J, Robert Oppenheimer (il costruttore della bomba atomica nel Progetto Manhattan) e Edward Teller (inviso allortodossia protestante tedesca); non cè Marie Curie ma c’è Maria Goeppert Mayer (la seconda donna a vincere un Nobel in fisica, dopo la Curie appunto); tra i fisici-divulgatori non c’è Stephen Hawking ma c’è Freeman Dyson. Ad Albert Einstein è dedicato comunque un intero garage diversi piani sotto, e la sua faccia e presente ovunque ci sia un bivio. Qui, la scelta de nomi è non-banale, è chiaro che si vuole stimolare la curiosità, e la ricerca di nuove domande.  C’è Ipazia d’Alessandria, immensa e solenne, ci sono Emmy Noether e Chien Shiung Wu, incommensurabili per la fisica del Novecento. C’è pure il fisico-televisivo Neil deGrasse Tyson, appena accusato di molestie sessuali – chissà se adesso lo toglieranno. E, soprattutto, c’è Werner Heisenberg: il fisico tedesco a capo del gruppo per la costruzione della bomba atomica di Adolf Hitler, naturalmente contrapposto al Progetto americano, tanto che lui e altri nove fisici tedeschi sono stati poi rinchiusi a Farm Hall per sei mesi durante lo sgancio delle bombe sul Giappone.

Insomma, sembra che a Google abbiano voluto risistemare a modo loro la storia. E il filo comune che tiene insieme tutti i nomi pare essere un enigma. Finalmente, però, poi, arriva la luce. Nel senso che accendendo le luci nei padiglioni si scopre la carta da parati che addobba i muri. Non semplici motivi floreali o fantasiosi ricami, i muri sono ricoperti di paginate di appunti reali, di chi quelle cose le ha studiate veramente, pagine e pagine sovrapposte le une alle altre, fino a ricoprire tutte le pareti con le formule, le dimostrazioni, i calcoli che hanno reso grande quel nome a cui la sala è intitolata. La selezione quindi è puramente decorativa e contingente: tipo comprare una macchina intonandola al colore del vestito che si indossa quel giorno.

La cosa ancora più bella è che se vai su Google Map, mentre ti trovi in questo piano dell’edificio, la cartina ti mostra un omino piccolo piccolo in prossimità di uno dei padiglioni, e se allarghi l’immagine leggi anche il suo nome. Ti sembra di averli qui di fianco, i fisici, tre minuti per arrivare da James Prescott Joule, che diede il nome all’unità di misura dell’energia, e cinque per raggiungere Louis De Broglie, il francese aristocratico che i quanti se li mangiava a colazione. Puoi anche impostare il tragitto: per arrivare da Oppenheimer a Werner Heisenberg ci metti nove minuti. Tutto dritto. In mezzo hai solo una curva. E la seconda guerra mondiale.

 

 

E, regalo, ecco la mappa del quinto piano!

 

 

Vi ricordo le date con allestimento completo di EINSTEIN & ME a teatro sono:
25 febbraio Teatro Rossetti di TRIESTE: clicca qui!
14 marzo Teatro Politeama di GENOVA: clicca qui!
29 marzo Teatro Sociale di BELLINZONA: clicca qui! 


Qui il link con il trailer di EINSTEIN & ME: trailer
Qui il link con li libro EINSTEIN E IO: romanzo

Prossime date con i miei tre monologhi per chiudere l’anno:
10/12 Paderno Dugnano “1927 – Monologo Quantistico” con allestimento completo, ore 21 al Metropolis Sala Chaplin
14/12 Prato alle Manifatture Digitali Cinema ore 21 “EINSTEIN & ME”
17/12 Rovereto liceo Steam, nel pomeriggio, “EINSTEIN & ME”
21/12 Latina mattinee con “EINSTEIN & ME”
3/1 Lurisia Terme, serata al PalaTerme “Due donne ai Raggi X – Marie Curie e Hedy Lamarr, ve le racconto io”

QUESTO è IL CALENDARIO COMPLETO CLICCA!

 

 

 

 

 

Queste sono le schede artistiche che li raccontano: Monologo quantistico -> Monologo Quantistico Due donne ai Raggi X -> Due donne ai Raggi X Einstein & me -> Einstein & me

Per averli scrivetemi: gabriella@greisonanatomy.com e ci accordiamo!

Mi sono inventata anche la versione stand up dei miei tre monologhi teatrali (clicca sui vari titoli per saperle: EINSTEIN & ME, MONOLOGO QUANTISTICO, e DUE DONNE AI RAGGI X) e le date aumentano di continuo (in Italia e in Svizzera) in attesa delle tre date con l’allestimento teatrale completo.

 

 

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